auto classiche: mossgreen e il momento sbagliato
La chiusura della casa d'aste australiana Mossgreen, soffocata da 12 milioni di dollari di debiti, apre la discussione sulla situazione del mercato delle aste di auto classiche in questo 2018.
Mossgreen aveva aperto il dipartimento auto classiche nel 2014, perfettamente in tempo per la fine della impressionante crescita del mercato.
Negli oltre tre anni di attività tempo era diventata una delle case d'asta più apprezzate in Australia per la vendita di auto. La stabilizzazione del mercato ha complicato le cose. La mancata assegnazione di una Jaguar D-Type sotto stima di oltre 2 milioni di dollari (2017) e il tentativo fallito di riuscire a vendere la prima auto australiana a oltre 1 milione di dollari (una Holden 1977 dal palmares sportivo interessante, passata di mano per 800.000 dollari) sono stati segnali di una situazione che ha poi costretto Mossgreen ad alzare bandiera bianca.
Le aste recenti
Quindi, assodato che la crescita impazzita delle stime si sia decisamente ridimensionata (se non riesci a vendere, alla lunga le richieste scendono), può essere interessante valutare le assegnazioni delle vetture nelle ultime aste di auto classiche. Le aste americane di Sotheby's, Gooding e Bonhams sono andate comunque bene, ma quasi tutti i lotti assegnati erano sotto stima e qualche pezzo pregiato (e dal prezzo rilevante) è rimasto invenduto (come la Jaguar D-Type Red di Gooding&Co).
La sensazione, considerando anche le aste 2017, è che si stia tornando a un collezionismo più sano, con la componente speculativa, vista la riduzione dei margini, ridimensionata.
Chiaramente le vetture di primo piano fanno storia a se stante, ma se è vero che un indizio non fa una prova, vedere con quanta fatica sono stati assegnati mezzi dalla storia eccezionale (vedi Porsche 550A di Bonhams) e sempre o quasi sempre sotto stima, viene da pensare che il futuro a breve termine possa riportare l'acquisto e il collezionismo di un'auto d'epoca a un'attività di condivisione più legata alla passione che al business.
Prospettive: quale destino per le classiche “moderne”?
Da non sottovalutare inoltre l'arrivo delle nuove generazioni. Un interessante articolo di Ruoteclassiche cercava di fare il punto su quello che è e sarà il collezionismo nei prossimi anni.
Due problematiche ci sembrano di particolare interesse: il relativo calo di interesse per le vetture in generale, sempre meno centrali nella vita delle persone affiancate da mezzi di trasporto pubblici e privati che sostituiscono la necessità delle auto riducendone progressivamente l'interesse. In secondo luogo, c'è da chiedersi se le auto “moderne” (eccetto le supercar, che afferiscono direttamente al mondo del lusso esclusivo) potranno nel tempo avere l'appeal delle vetture del nostro passato recente.
Potrà una fiat seicento moderna paragonarsi come storia e emozionalità ad una Fiat 600 anni 50-60? Una Ford Anglia con una Ford Focus attuale? Una Opel Astra con una Opel Kadett anni '60?
Il significato storico dell'auto nel secolo scorso era indubbio e forte. L'auto classica “moderna” potrà avere lo stesso impatto?
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto