Una storia d'avventura legata a un territorio glorioso in un periodo, quello degli anni 90 in cui ancora non tutto era conosciuto, prefissato, programmato. E al centro del racconto, un glorioso maggiolino mexico.
Mal d'Africa
E' l'inizio degli anni 90 un gruppo di ragazzi decide di imbarcarsi in un'avventura. Partire da Ravenna per arrivare in Niger, affiancando lungo il percorso, la carovana della Parigi-Dakar.
I protagonisti di questa piccola avventura on-the-road sono cinque motociclisti appassionati di enduro, che si cimentano nel viaggio sulle Honda 600 XL e Yamaha XT 600.
Nonostante l'impresa sia certamente faticosa e non banale, a sorprendere è che ad accompagnare le moto si cimenta nell'avventura un ulteriore equipaggio a bordo di un mezzo inusuale per decidere di imbarcarsi in un'avventura nel deserto Africano.
Il modello è un volkswagen Beetle, un Maggiolino a tetto chiuso. La produzione Europea del Kaefer si è chiusa con l'avvento della Volkwagen Golf che ha soppiantato la produzione del Typ I a partire dal 1974. Il mezzo protagonista del viaggio è un “Mexico”, un Beetle di importazione Messicana, dove la produzione è proseguita fino al 1986
Tunisia, Algeria, Libia e Niger: 3500 Km di avventura
L'auto, datata 1982, è strettamente di serie con unica eccezione la presenza di un doppio serbatoio, necessario per i percorsi desertici. La comitiva sbarca a Tunisi e segue un percorso che taglia a metà il Nord Africa: la Transahariana.
Da Tunisi si dirigono a Djanet in Algeria con i suoi spettacolari paesaggi attraverso il deserto del Sahara. E' un viaggio ancora denso di incognite nonostante ci si trovi già sul finire del secolo scorso.
Da Djanet il gruppo prosegue la sua corsa verso Tamanrasset quindi entra in Niger facendo tappa ad Arlit e concedendosi in fine qualche giorno di ristoro ad Agadez.
Tappa finale: l'albero del Teneré
La vera tappa finale del viaggio è presto nota. Si tratta dell'albero del Teneré.
Considerato come l'albero più isolato del mondo, questo esemplare di Acacia era considerato un punto di riferimento per le carovane di cammelli che attraversavano il deserto, dato che era l'unico albero esistente in un territorio ampio centinaia di chilometri.
In verità il gruppo poté incontrare solo il Monumento in metallo che le autorità del Niger inserirono nel punto in cui era presente l'albero, visto che l'Acacia è stata abbattuta nel 1973 da un camion guidato da un autista ubriaco (il tronco dell'albero si trova al Museo Nazionale del Niger a Niamey).
La “Dakar” e il ritorno (imprevisto) in Italia
Sulla via del ritorno i ragazzi si trovano ad affiancare i partecipanti alla Parigi Dakar, aggiungendo alla loro avventura anche il ricordo della gara Africana più nota al mondo. Un modo per sentirsi ancora una volta parte di quella scoperta dell'Africa che riempie il cuore e ti chiede di ritornare il prima possibile.
Visti i costi di trasferimento via nave in Italia, e considerando il bassissimo valore del Beetle, il gruppo aveva deciso di lasciare il Maggiolino a Tunisi. Sembrava facile liberarsene nella capitale Tunisina. Un mezzo senza valore che rimaneva nei ricordi ma che così poteva non pesare sul portafoglio.
In verità (e per nostra fortuna) i ragazzi si scontrano sorprendentemente con le difficoltà burocratiche delle autorità Tunisine e sono costretti a riportare il proprio mezzo in Italia.
Il recupero e il “Project One”
I ragazzi di AutoEra, capitanati da Marco Gabellini (collezionista e commerciante, anno 1989) si sono appassionati alla storia della vettura e hanno deciso di onorare quella cavalcata Africana figlia della voglia di libertà e di avventura recuperando l'auto (ferma da oltre 15 anni) e restaurandola in maniera molto particolare.
L'idea è quella di donare all'auto quello spirito d'avventura che non aveva avuto nella sua prima vera impresa africana. Sedili sportivi, assetto, gomme tassellate.
Nasce così la Project One, un progetto che va a onorare un'epoca di avventure, di gioventù e spensieratezza, nell'attesa che la realtà di oggi possa riportarci a quella voglia di serenità e aggregazione che sembra davvero così lontana.
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto