Affascinante, curiosa e insolita. Sarebbe possibile descrivere la Francis Lombardi Grand Prix in una molteplicità di modi. La piccola GT costruita a Vercelli sulla base della Fiat 850 ha una storia particolare, a partire da quella del suo ideatore
Lombardi: da aviatore a costruttore
Nato nel 1897, Carlo “Francis” Lombardi fu da prima asso dell’aviazione, combattendo in volo nella prima guerra mondiale ed insignito di 3 medaglie d’argento al valor militare.
Nel primo dopoguerra fonda la AVIA, Anonima Vercellese Industria Aeronautica, piccola azienda che si distinse per la produzione di velivoli leggeri, impiegati con profitto dalla Regia Aeronautica, soprattutto nell’ambito dell’addestramento degli avieri.
Tale attività unita alle sue imprese gli valsero nel 1976 la quarta medaglia al valor militare, in questo caso d’oro.
Nel periodo fascista venne spesso rappresentato come esempio di coraggio e valore, in un ruolo di rappresentanza anche controverso, a cui Lombardi comunque non si sottrasse, salvo poi schierarsi con i partigiani al termine del secondo conflitto.
La conversione automobilistica
Abbandonata l’attività aeronautica al termine del secondo conflitto fondando nel 1947 la Carrozzeria Francis Lombardi. Inizialmente sviluppa la sua attività nella creazione di giardinette “legno” su base Lancia Aprilia e versioni lussuose su base Fiat 1100 e 1400
Negli anni successivi, sviluppa una particolare passione nel produrre versioni lussuose e allungate di vetture di gran serie.
Tra queste spiccano la Fiat 2300 limousine, commissionata dal Vaticano per Papa Paolo VI e le Fiat 600 e 850 Lucciola, versioni allungate a 4 porte delle auto d’origine.
Il successo commercialmente più rilevante è sicuramente stato la personale rivisitazione della Fiat 500, denominata My Car, dotata di finiture e accessori esclusivi tra cui i vetri posteriori apribili “a compasso”.
Francis Lombardi Grand Prix
Una vettura sportiva che fosse economica ma singolare. La Grand Prix nasce nel 1968 dalla matita di Pio Manzù e prodotta sulla base meccanica della Fiat 850.
Motore posteriore, carrozzeria in acciaio con componenti in vetroresina.
Ovviamente non un mostro di velocità ma semplicemente una vettura dallo stile unico, ricercato e che, ovviamente non passa inosservato.
La bassa altezza del padiglione e dell’insieme della vettura è alquanto sorprendente dal vivo. L’interno, sportivo e curato ma con le evidenti le origini Fiat, vede il quadro strumenti incorniciato al centro del cruscotto in un’unica sezione rettangolare orientata verso il guidatore.
Una due posti nel vero senso del termine con a disposizione il solo spazio a ridosso dei sedili anteriori per riporre l’eventuale bagaglio.
La linea nasconde comunque la meccanica della 850, con tutti i limiti di una configurazione “tutto dietro”. In particolare, la presenza della coppia di proiettori a scomparsa crea nella configurazione aperta, una serie di turbolenze ad alta velocità che contribuiscono ad alleggerire l’avantreno e a rendere instabile la vettura in velocità, tanto da richiedere accorgimenti (poi realizzati direttamente in produzione) per appesantire l’anteriore.
L’evoluzione
Prodotta in 2 serie, la Francis Lombardi seguì l’evoluzione meccanica del modello di partenza passando dal motore Fiat 100G (843cc-37 HP) all’adozione del motore Fiat 100GB.000 della 850 Special (843cc-47HP).
Le due serie si differenziano per alcuni particolari, tra cui la conformazione dei finestrini laterali, in 3 pezzi con apertura a battente prima e in 2 pezzi con deflettore e vetro discendente nella seconda serie.
Le derivate e le versioni per l’estero: OTAS, Giannini e Abarth
La linea disegnata da Manzù non lasciò indifferente il mondo dei produttori ed elaboratori tanto da veder arrivare richieste anche dai mercati esteri.
Giannini realizza la propria versione della Grand Prix sia con motore 850 sia adottando un performante motore twin cam da 1 litro di cilindrata (Giannini Grand Prix 1000). In particolare venne approntata una versione per gli Stati Uniti (sotto il marchio OTAS, società costituita da Lombardi e Franco Giannini) sia con motore da 1000cc che con motore di cilindrata ridotta (817cc) .
La riduzione di cilindrata permetteva di non rientrare nelle restrizioni sulle emissioni imposte dall’EPA, ente di controllo americano sull’ambiente, cercando di favorire la diffusione del modello negli States, mercato in cui la OTAS non ebbe comunque molta fortuna e dove sparì in breve tempo.
Ancora più importante l’interessamento diretto di Abarth che realizza importanti (e performanti) versioni della Grand Prix. Inizialmente Abarth realizza la Grand Prix 1000 utilizzando il motore della OT 1000 Sport Coupè (983cc – 54 CV) e in seguito inserisce sotto al cofano un motore 1.3 litri realizzato sul basamento della Fiat 124. Nasce così la Abarth Scorpione.
Scorpione velenoso
La Abarth 1300 Scorpione è esteticamente identica alla Grand Prix di Lombardi eccezion fatta per il posteriore che presenta un allungamento di alcuni centimetri, una griglia di aerazione posteriore supplementare e l’evidente coppa dell’olio in alluminio (con rigorosa scritta ABARTH rossa) che fa capolino sotto la coda.
Realizzata in 2 versioni, la “base” Scorpione S sviluppa una potenza di 75CV. La versione più estrema, Scorpione SS, modificata sia nel comparto sospensioni che nel motore, ha una potenza di 100CV con uno 0-100 km/h realizzato in meno di 10 secondi.
Quotazioni in salita
Queste versioni derivate della Francis Lombardi Grand Prix sono estremamente rare (si parla di 30 vetture complessivamente prodotte tra S e SS) e con quotazioni in ascesa. Nel 2017, Bonhams ha venduto a Scottdale (AZ) una Scorpione SS ad oltre 100.000 euro e le quotazioni per queste vetture sono nell’ordine dei 60.000-70.000 euro. Più ridotte (ma comunque interessanti) le stime per le GP base, nell’ordine dei 30.000 euro.
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto