Esiste qualcosa di più immutabile e longevo delle automobili nate sotto la ex-URSS? Probabilmente no, basti pensare alla Lada Niva, vero dinosauro della produzione automobilistica russa.
Tra queste esiste un mito tanto longevo quanto elitario, il vero lusso automobilistico in salsa sovietica: la GAZ Volga.
Le origini
La Gor’kovskij avtomobil’nyj zavod (Fabbrica automobilistica di Gor’kij), abbreviata in GAZ, nasce nel 1929 da una joint venture tra governo sovietico e Ford Motor Company con l’intento di dedicarsi all’industria pesante.

La mission originale viene sviluppata nel corso degli anni visto che il marchio spazia dalla costruzione di mezzi pesanti ai fuoristrada. Curiosamente le vetture che più daranno lustro al marchio russo saranno quelle per la clientela “business”, ovvero le vetture dedicate ai membri del PCUS e di altre organizzazioni statali.

La prima a inaugurare questo filone diviene la GAZ M-20 “Pobeda”, termine russo per “vittoria”, nata nel 1946 e prodotta fino all’avvento della vettura protagonista di questa storia.
GAZ 21: da Gagarin a Putin, la creazione del mito
Nei primi anni ’50 in GAZ è forte il bisogno di rinnovare il progetto che aveva originato la
“Pobeda” e questo viene fatto in grande stile con la GAZ M21 Volga, per la quale viene deliberato uno stile molto americaneggiante, ispirato allo stile delle coeve Chevy Bel-Air e Plymouth Savoy.

La prima serie: “Stella”
La peculiarità stilistica della prima versione, conosciuta non a caso come “Stella”, è una stella a
cinque punte inserita in una calandra imponente e cromatissima, posta al culmine di una vettura di ben 4,81m di lunghezza.

Nonostante queste premesse, si riescono a raggiungere dei valori aerodinamici notevoli con un ragguardevole CX di 0,42, che oggi fa quasi tenerezza ma per il primo dopoguerra rappresenta un’eccellenza assoluta.
La vettura inizia il suo sviluppo nel 1954 e siccome si vuole trasmettere l’impressione di una breve
gestazione per sottolineare l’efficienza industriale sovietica, i primi prototipi si fanno avvistare nel
1955 tra Mosca e la Crimea, dove svolgono due anni di test.
I primi esemplari sono equipaggiati con un motore 4 cilindri in linea di 2432cc da 65cv a testa piatta, derivato dal propulsore della Pobeda, accoppiato a un cambio manuale a 3 marce o automatico a 3 marce di derivazione Ford.

Questo sviluppo raffazzonato deriva dal fatto che la fabbrica incaricata di produrre i motori è
ancora in costruzione e la produzione entra a pieno regime solo nel 1957, motivo per cui le auto realizzate nei primi anni sono pochissime; nel 1956 le vetture prodotte sono appena 5. Numeri da produzione artigianale, ben lontani dagli obiettivi di produzione immaginati in un primo momento.
Nel 1957 arriva il tanto atteso motore definitivo, un modernissimo 2445cc da 70cv di potenza con basamento e testata interamente in alluminio. Tra le altre “primizie” di questa serie vi sono la radio di serie e l’accendisigari, accessori spesso sconosciuti anche alla migliore produzione americana, notoriamente “generosa” in materia di optional.

Questo lancia definitivamente la produzione vera e propria che però viene interrotta nel 1958, a
causa di problemi alla trasmissione automatica e la non ottimale lubrificazione delle parti
soggette a usura.
Lo “squalo” – La Gaz 21 seconda serie

Si arriva così all’Expo internazionale di Bruxelles del 1958, dove il pubblico accorso per l’occasione
può ammirare il primo “restyling” della 21, denominata “Squalo” per via delle 16 barre cromate che
compongono la rinnovata griglia frontale.
Oltre alla griglia, rinnovata a causa della eccessiva manodopera richiesta dalla precedente, vengono definitivamente risolti i problemi che avevano fermato la produzione della “stella”.

L’auto monta ammortizzatori telescopici, gomme tubeless e ugelli lavavetro per il parabrezza.
Inoltre la seconda serie della 21 risulta essere molto affidabile e desideratissima da tutte le personalità sovietiche del momento, dall’attore famoso al funzionario di partito passando per lo scrittore benvoluto dal PCUS.

Oltretutto a fronte di un prezzo ribassato da 5400 rubli a 5100, un vero affare!
Peccato che lo stipendio medio in Russia si attesti sui 180 rubli e il 70% dello stesso
serva al sostentamento minimo per una famiglia.

La nuova serie porta, finalmente, alla realizzazione di versioni dedicate all’export e così la Gaz 21
“Squalo” diviene l’auto immagine del regime. Tale ruolo viene confermato dal fatto che ne viene
regalata una a Yuri Gagarin, famoso cosmonauta russo e primo uomo ad andare nello spazio.

Per capire quanto questa vettura sia iconica, si pensi che durante la visita di George W.Bush in Russia del 2005, Putin ne ha fatta guidare una al collega americano!

Si arriva così al 1962, anno in cui debutta il facelift definitivo, la Gaz 21 “Balena”. Questa porta in
dono un motore potenziato a 75cv e soprattutto la nascita di una versione wagon, denominata M22, destinata ad usi ufficiali in Russia e all’export.
GAZ 24: dalla primavera di Praga alla caduta del muro di Berlino
Giunti così a metà anni sessanta la cara vecchia GAZ 21 comincia a segnare il passo rispetto a ciò
che circola in un mondo in continua evoluzione.
Se da una parte il mondo impazzisce per i Beatles e i Rolling Stones e in Italia ci si divide tra alfisti e lancisti, in URSS la GAZ 21 resiste immutabile all’incedere del tempo e della tecnologia.
Nel 1966 perciò si iniziano a vedere in giro i prototipi della nuova GAZ 24, totalmente diversa dalla precedente Volga e più allineata ai canoni estetici del momento.

Dopo i primi anni di pre-serie, la vettura entra in produzione nel 1970, quando la vettura definitiva si mostra senza alcun timore reverenziale al London Motor Show. Si tolgono così i veli a un corpo macchina ben diverso dallo stile della prima Volga e più vicino ai canoni europei, leggermente più corto e basso rispetto alla 21 ma con lo stesso passo. Questo in realtà genera un maggiore spazio per 6 persone all’interno grazie ad accorgimenti quali i sedili con seduta più bassa e il tetto piatto. Il tutto nonostante le dimensioni esterne siano inferiori rispetto alla precedente 21.

Purtroppo l’auto nasce molto più pesante delle coeve concorrenti europee in virtù dell’adozione di una monoscocca rinforzata, progettata per resistere anni e anni in condizioni estreme mentre il motore, adottando un carburatore doppio corpo, raggiunge i 95cv, pur mantenendo la cilindrata di 2445cc. Il propulsore è accoppiato ad una trasmissione manuale a 4 marce.

Ciò che colpisce, anche per il canoni del 1970, è che un “macchinone” da 4,74m e 1420kg non possa disporre di un accessorio come il servosterzo!
Ed è così che dopo la “Stella”, lo “Squalo” e la “Balena” nasce il poco ortodosso soprannome di
“Chiatta”.
La “Chiatta” può contare su un allestimento standard e le uniche scelte disponibili sono quelle
relative al colore esterno e a quello degli interni, generalmente in contrasto cromatico l’uno con
l’altro.

La dotazione si dimostra abbastanza completa per allora e comprende: un impianto frenante
a tamburi autoregolanti con ripartitore di frenata, radio con antenna elettrica, bracciolo centrale
anteriore e posteriore, tre tergicristallo con lavavetri a pedale, riscaldamento con sbrinatore, lunotto termico, orologio elettrico e luci per il vano motore e bagagli.
Degno di nota il primo tachimetro adottato, del tipo a “nastro”, che si riempie di rosso come un termometro al mercurio.
Tutto questo ben di Dio però non piove dal cielo ma porta ad un raddoppio del prezzo rispetto alla
precedente 21, rendendo la Volga ancora più elitaria.
Ovviamente anche per questo modello diviene disponibile la versione familiare, disponibile dal
1972 col nome di Gaz 24-02.

Questa viene però prodotta in pochi esemplari in quanto si teme che la versatilità che la contraddistingue possa incentivare l’imprenditoria privata e per acquistarla si rende necessario un permesso speciale, riservato a famiglie numerose o a sportivi con l’esigenza di trasportare attrezzature voluminose.
La vettura arriva così al 1977, anno in cui subisce un restyling che porta all’adozione di cinture di
sicurezza e fendinebbia anteriori.

E’ questo il preambolo della notorietà piovuta sulla GAZ 24 quando diviene l’auto ufficiale della
fiamma olimpica ai giochi di Mosca 1980, in una colorazione gialla e bianca tanto insolita quanto
vistosa e perfetta per un paese che, quando si parla di parate, sa veramente il fatto suo.

La carriera della 24 giunge così stancamente al 1985, anno in cui nasce la 24-10, aggiornamento
della 24 in salsa eighties con motore portato a 98cv e un aspetto decisamente più “plasticoso” al
fine di adattarla maggiormente alla produzione su larga scala.
3102 e 3110: tristemente verso la fine di una lunga storia
Mentre la 24 continua imperturbabile la sua ventennale carriera, ormai fuori dal tempo, alla fine
degli anni ’80 i vertici GAZ iniziano a sentire il bisogno di qualcosa di nuovo.
Per soddisfare questa necessità già a metà anni ’70 viene lanciata la GAZ 3102, dedicata solamente alla nomenklatura e non alla vendita al pubblico. Questo perchè un regime come quello sovietico sta affrontando una problematica prima sconosciuta, ovvero l’avanzata di tanti funzionari di medio livello per i quali la 24 è decisamente inaccettabile data l’anzianità del progetto.

La 3102 vede quindi delle novità importanti, come il riposizionamento del serbatoio carburante, un motore rivisto e potenziato a 105 cv ma ancora non il servosterzo. E dire che gli avambracci dei volenterosi russi alla guida possono contare anche su 50kg extra di peso da spostare.
Inutile dire che la situazione che si presenta sia a dir poco ridicola se paragonata alle contemporanee Mercedes W124, BMW E28, Volvo 760, etc. Il confronto con la concorrenza viene ancora arginato dal mercato interno, notoriamente chiuso
Tale condizione viene meno nel 1992 quando vede in natali la moderna Russia. Ed è così che nel 1993 la 3102 vive la sua transizione da sogno irrealizzabile ad auto disponibile per tutti, nel bene e nel male.
Nonostante sia ormai superata, le vendite mantengono buoni valori dato che la vettura è ormai
un classico e i russi possono finalmente acquistarla e permettersela dopo decenni di desiderio sfrenato. Questo porta la 3102 a restare sul mercato sino al 2009, ottenendo quegli aggiornamenti da sempre desiderati dagli aficionados: servosterzo, motore a iniezione (inizialmente ZMZ e successivamente Chrysler) e diesel (progettato da Steyr) e addirittura freni a disco!

Nel frattempo le viene affiancata la GAZ 3110, versione aggiornata in salsa anni ’90 della 3102,
quindi più stondata, con grandi paraurti in plastica e cerchi da 15”.
Vengono così resi disponibili aria condizionata, vetri elettrici, sedili regolabili e airbag mentre il motore diviene un 2286cc a doppio albero a camme in testa, quattro valvole per cilindro e iniezione Bosch. La potenza iniziale si attesta sui 150cv (poi ridotti a 131cv per migliorarne l’affidabilità).

La 3102 e la 3110 nascono come modelli di transizione in ottica di un nuovo modello, la 3111. Questa però si rivela un clamoroso fiasco in quanto, dopo una gestazione a dir poco eterna, viene prodotta in poco più di 500 esemplari, posti sul mercato ad un prezzo tale da scoraggiare anche un nostalgico del KGB.
La débâcle di tale modello è così roboante da causarne la sparizione quasi immediata dal mercato e
questo porta ad un nuovo aggiornamento della Volga, segnandone anche il canto del cigno: la 31105. Questa altro non è che una 3110 con fari stondati che mal si raccordano ad un corpo
macchina nato negli anni ’70 e quindi profondamente squadrato.

L’insieme si presenta a squilibrato e kitsch e anche i russi bocciano il risultato finale, decretando con i bassi numeri di vendite la fine del modello nell’estate del 2010.
Eredità spirituale e immaginario collettivo
I russi hanno sempre guardato la Volga con timore e sospetto.
Essere la macchina “ufficiale” del KGB (addirittura dotata di possenti V8 in qualche esemplare modificato) ne ha sempre legato l’immagine alla fama di questo corpo militare e dei suoi metodi.
Sono fioriti così anche numerosi miti, il più diffuso dei quali racconta di una Volga nera che si diceva fosse guidata da vampiri o dal diavolo in persona e girasse per le strade con l’intento di rapire i bambini.

Fuori dalla grande madre Russia la Volga non ha avuto un grande successo, nonostante un
importatore belga (Scaldia) abbia dedicato tempo e ingegno al fine di alloggiare nel cofano motore dei diesel Perkins o dei benzina di origine Rover.
Le cronache del tempo raccontano che queste vetture, note come Scaldia-Volga, fossero molto robuste ed econome anche se le modifiche andavano ad influire negativamente sul prezzo di vendita, limitandone la diffusione.
Negli ultimi decenni una nuova popolarità ha raggiunto la Volga tramite uno strumento molto
efficace: il cinema. L’iconica vettura è stata protagonista di molti film, affermandosi
prevalentemente nelle storie di spionaggio.
Come non citare una 24 nello stupendo inseguimento del treno in “007 Octopussy” o una 3102 nel famoso inseguimento moscovita del carro armato di “007 Goldeneye” per poi arrivare alla 3110 in versione taxi distrutta da Matt Damon in “The Bourne Supremacy”, film nel quale la berlina sovietica resiste a mezza polizia di Mosca e al villain che guida Mercedes G-Wagen.
E il marchio GAZ? Attualmente produce soltanto autocarri e mezzi pesanti.
L’ultimo tentativo di produrre vetture in proprio è datato 2008 con un accordo siglato con Chrysler e Magna Steyr per produrre la Dodge Stratus rivendendola come GAZ Volga Siber.
Il progetto era interessante e spalleggiato dai poteri forti ma si è scontrato con la crisi di fine decennio ed è stato chiuso nel 2010.

Da allora GAZ produce auto per conto terzi, attualmente legata al gruppo Volkswagen dopo un passaggio con Chevrolet.
Insomma, oramai rimangono solo i “fasti” del passato a dare luce ad un marchio e ad una vettura
che vanta tantissimi estimatori in madre patria, dando vita ad un fenomeno di costume nostalgico
pari a quello nostrano per la Fiat 500. Che dite, ne cerchiamo una?

Nato in una notte del dicembre 1985 e fiorentino doc a tutti gli effetti, sin da piccolino si vedeva la mia forte passione per l’automobile, testimoniata dal fatto che prima ancora di parlare fluentemente deliziavo i miei genitori con i nomi delle auto viste e riconosciute sulle riviste del periodo! Ho vissuto un’infanzia felice scorrazzando con la Citroen 2CV 6 Special rossa di mia madre e l’amatissima Ford Escort SW del 1994, auto di mio padre e da me fortemente desiderata al punto da sceglierne il colore!
Nel corso degli anni sono stato tra i fondatori del Knight Rider Italia, fan club italiano della serie Supercar e sono divenuto assiduo frequentatore della 24h di Le Mans con una gang di amici impareggiabili. Sono anche motociclista da più di dieci anni, vi aspetto per un panino insieme sui passi dell’Appennino Tosco-Emiliano!