Matra, brand che nella sua storia ha saputo coniugare l’eccellenza sportiva con l’innovazione su strada, realizza nel 1973 la Matra-Simca Bagheera, una sportiva “popolare” dal prezzo relativamente contenuto, dotata di soluzioni tecnologiche superiori unite a componentistica di larga scala (e quindi economica)
Due esigenze, un risultato: l’unione tra Matra e Simca
Il marchio Matra vanta un invidiabile palmarés sportivo, con un trionfo nel Campionato Mondiale Costruttori di Formula 1 (1966) e un mondiale Piloti (1969) con Jackie Stewart, oltre a 3 vittorie nella 24 ore di Le Mans.
Nata come azienda del settore aeronautico (Matra è l’acronimo di Mécanique Aviation TRAction) si è affacciata alla produzione di vetture stradali nel 1964 creando in collaborazione con l’ex pilota René Bonnet, la Djet, interessante vettura con carrozzeria in vetroresina, una particolarità che divenne negli anni una delle caratteristiche dei prodotti made in Matra.

In verità, nonostante le indubbie qualità delle vetture realizzate fino a quel momento (la Djet e l’eccentrica 530 con motore Ford), le vetture Matra non riscontravano il successo sperato.
Necessario quindi, per la sopravvivenza del marchio, produrre vetture a costo ridotto, usando una meccanica di larga produzione.
Decisivo in questo l’intervento di Simca (al tempo con maggioranza azionaria della divisione europea del marchio Chrysler) che avviò la collaborazione con Matra per la creazione del nuovo modello. Simca doveva sostituire l’ormai anziana Coupè 1000-1200 (splendida realizzazione di Bertone) e fornì a Matra la meccanica delle proprie berline di fascia media, 1100 prima e 1307-8 dopo.
Matra-Simca Bagheera: eccentrica, sportiva, abbordabile
Il progetto, nato dopo aver tentato inizialmente una rivisitazione della precedente Matra 530, segue le impostazioni indicate da Jean-Luc Lagardère, direttore generale di Matra.

Uno degli aspetti più controversi è la necessità di coniugare la sportività della disposizione meccanica con l’abitabilità, un problema già presente nella realizzazione della 530 e il suo abitacolo 2+2.
In quell’occasione il motore longitudinale in posizione centrale posteriore aveva portato ad un vettura con grande equilibrio di pesi ma con forme particolari e relativamente disarmoniche.
Mantenendo l’impostazione a motore centrale, per migliorare l’abitabilità, sulla Bagheera il motore è posto in posizione trasversale permettendo la costruzione di una vettura più compatta con un maggior volume disponibile all’interno.
La ricerca dello spazio e la possibilità di ospitare più di due persone (uno dei punti fermi di Lagardère) è risolta con l’originale disposizione a tre posti su una singola fila.

E’ bene notare che non si tratta di un divano per tre persone, soluzione abbastanza comune, soprattutto sulle berline anni 60, ma di una configurazione che prevede il un sedile dedicato al pilota e un divanetto a due posti, una configurazione che raramente è stata proposta su vetture di serie.
Più convenzionale il resto della meccanica (segreto della relativa economicità dell’auto) mutuato dalla produzione Simca. Particolare l’ampiezza del lunotto che in assenza di un portellone apribile rappresenta l’unico accesso al vano bagagli posteriore.
In particolare, avantreno, sterzo e motore hanno origine dalla Simca 1100 TI. Il motore è un 1.3 litri da 82CV, complessivamente adeguato per la classe della vettura. Le qualità telaistiche del mezzo avrebbero potuto ospitare un motore più potente ma al tempo questo propulsore (sigla 3G4) era il più potente disponibile sull’intera gamma Simca. Interessante inoltre il gruppo frenante, anche in questo caso mutuato dalla 1100, ma dotato sulla Bagheera di 4 freni a disco, soluzione solitamente destinata a vetture di classe (e prezzo) superiori.
Elogi, critiche e l’evoluzione verso la seconda serie
Il prezzo ridotto e la particolare struttura del telaio convinsero pubblico e critica. La Bagheera divenne un piccolo caso, e sostanzialmente un successo per il binomio Matra-Simca.

Qualche grattacapo venne dai problemi di corrosione (un problema piuttosto serio anche sulle Simca di serie) che in questo caso, vista la costruzione della carrozzeria con pannelli in vetroresina, affliggevano direttamente il telaio scatolato che faceva da base meccanica dell’auto.
Come già indicato, la pregevole impostazione meccanica avrebbe permesso l’adozione di un propulsore più performante. L’attesa di una Bagheera più performante dura fino al 1975 con la presentazione della versione “S”, dotata del neonato motore 6Y2, il 1.400cc della Simca 1308 GT, che sulla Bagheera S venne portato a 90CV.

Un anno dopo (1976) viene presentata la seconda serie della sportiva francese.
Oltre ad affinamenti degli interni e una diversa conformazione della finestrature laterali posteriori, sempre al posteriore vengono modificati i gruppi ottici (ripresi dalla Simca 1307) con una fascia catarinfrangente arancio ad unire le luci posteriori con impressa la dicitura Matra-Simca.
L’arrivo di Chrysler e la fine della Bagheera

Il motore 1.4 rimarrà il più potente tra quelli disponibili sulla Bagheera, che negli anni subirà variazioni di allestimento e meccaniche volte al miglioramento della qualità complessiva, senza stravolgere le caratteristiche di un’auto rimasta inalterata nella linea fino all’uscita di produzione, avvenuta nel 1980 in concomitanza con l’acquisto di Simca da parte del gruppo PSA.
Come risultato, le ultime Bagheera prodotte non ebbero più la storica dicitura Simca-Matra, bensì il marchio Talbot-Matra, vista la decisione di PSA di abbandonare lo storico marchio della Rondine.

Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto