Che cosa sia un fantasma nell'immaginario collettivo lo sappiamo tutti, dalle mitologie popolari ai grandi successi al botteghino dei mitici Ghostbusters.
Ma cosa c'entrano i fantasmi con una delle più grandi scoperte della storia industriale del secolo scorso? La risposta sta tutta in una placida berlina americana degli anni '30 totalmente trasparente in quanto avente la carrozzeria in plexiglass: la Pontiac Ghost car.
Una trasparenza seducente che mostra al mondo, alla fine degli anni '30, un progresso non indifferente della tecnologia, poco prima che il mondo venga sconvolto dal secondo conflitto mondiale.
FUTURAMA 1939: il mondo di domani è già qui
E' il 1939 quando viene organizzata la Fiera Mondiale di New York, un'iniziativa di un gruppo di ex poliziotti intenzionati a rilanciare la città dopo la grande depressione. L'evento ha un tema ben preciso: “Futurama: il mondo di domani”.

Durante la fiera i visitatori possono entrare in contatto per la prima volta con il Nylon, esposto dalla DuPont, con le lampadine a incandescenza prodotte dalla General Electric, con nuovi frigoriferi Frig-o-Therm in grado di cucinare e raffreddare allo stesso tempo, con torce parlanti che trasmettono la voce insieme al fascio di luce oltre a nuove tecnologie di proiezione cinematografica destinate a divenire standard nei decenni a venire.

Per risaltare in un simile contesto ci vogliono gli effetti speciali e in GM non si fanno pregare troppo per prendersi la scena.
Viene così contattato il designer di interni Normal Bel Geddes a cui viene chiesto di stupire il pubblico e così nasce la mostra denominata “Highways and Horizons” (“Autostrade e Orizzonti”).
Il risultato è stupefacente, mostrando quello che sarà il mondo degli anni '60 con alcuni decenni di anticipo e soprattutto ponendo al centro dello stand una vettura unica per caratteristiche e soprattutto, estetica.

Rohm & Haas : le grandi scoperte arrivano per caso
Rohm & Haas è un nome che diviene famoso negli anni '30. Si tratta infatti di un'azienda tedesca che guadagna le luci della ribalta mostrando per prima il Polimetilmetacrilato, materiale plastico che diverrà famoso col nome di Plexiglass.
Tale scoperta avviene per caso ad opera di un chimico, Walter Bauer, impegnato dal 1928 in alcuni studi su vetri di sicurezza. La leggenda narra che una provetta contenente un monomero metacrilato sia stata esposta alla luce solare rompendosi dopo una reazione chimica e quando questa è terminata sia rimasto un blocco di un nuovo materiale trasparente, leggero e facilmente plasmabile.
Dopo un quinquennio di studi, il brevetto viene depositato nel 1933 e messo in produzione dalla filiale americana dell”industria chimica tedesca, arrivando nel giro di tre anni a produrre una lastra paragonabile al vetro. Il materiale così lavorato viene chiamato “Perspex”, dal latino “perspicio”, ovvero vedere attraverso.
Si intuiscono subito le potenzialità del materiale che viene adottato in ambito bellico per i cupolini degli aerei da combattimento, mentre per il primo utilizzo industriale su larga scala si deve aspettare il 1956, quando il prodotto viene scelto dalla Braun per il coperchio della radio-giradischi SK 4.
Le luci della ribalta, per il Perspex, arrivano ben prima.

Ghost Car: trasparente per definizione

Nel sopracitato padiglione GM fanno bella mostra di sé grandi novità futuristiche ma le luci della ribalta sono tutte per quella che all'apparenza si mostra come una “paciosa” berlina americana degli anni '30, la Pontiac Deluxe Six.
La vettura originale è quanto di più tradizionale possa esistere, essendo già sul mercato dal 1933, anno in cui il management di General Motors decide di affiancare alla più grande Chevrolet Master a 8 cilindri, una vettura più compatta a 6 cilindri, a marchio Pontiac.

Per rilanciare l'immagine del marchio viene scelta la Deluxe Six come base per un progetto rivoluzionario: creare una vettura con carrozzeria in plexiglass, quindi con meccanica e interno a vista.
L'incarico viene affidato a Dean Cornwall e per raggiungere il risultato finale non si bada a spese, stanziando una cifra 25 volte superiore al valore della originale Deluxe Six, acquistabile in concessionaria per circa 1000 dollari.

Il risultato finale è incredibile, una vettura totalmente trasparente dove ogni singolo elemento è visibile all'esterno.
La meccanica viene messa a nudo per risaltare meglio in questa atipica configurazione. Tutto il metallo subisce trattamenti galvanici mentre cruscotto, cavi e modanature di gomma vengono verniciate di bianco per abbinarsi agli pneumatici U.S Royal, bianchi a loro volta.

A ciò si aggiunge che l'auto presentata è completamente funzionante, riprendendo in tutto e per tutto la meccanica che modello di serie, ovvero un propulsore erogante 85cv accoppiato ad un cambio manuale a 3 marce.
Particolarità della vettura risiede nel fatto che non abbia mai avuto un numero di serie associato a telaio o motore. Risulta unicamente il numero 3113436 come identificativo, probabilmente un numero seriale trovato sul radiatore.
Visto il successo travolgente viene allestito, durante il 1940, un altro modello Pontiac realizzato in plexiglass, in occasione della Golden Gate Exposition a Treasure Island, un'isola artificiale realizzata nella baia di San Francisco (tuttora abitata ed esistente)
. Per tale occasione viene scelta una Torpedo Eight, con propulsore 8 cilindri erogante 100cv.

Che fine ha fatto la Ghost Car?
Mentre della seconda Ghost car non vi sono più tracce, la prima della specie è giunta fino ai nostri giorni in forma smagliante.
Dopo aver ricoperto il ruolo di starlette della rassegna di New York ha iniziato un peregrinaggio presso tutti i dealer Pontiac sparsi nei vari stati americani. Al termine di questo tour è stata ospitata allo Smithsonian Institution di Washington sino al 1947, anno in cui è stata acquisita da una catena di concessionarie Pontiac della Pennsylvania.
Ha fatto la sua ricomparsa nel 1973 ad un raduno a Oakland per poi cambiare vari proprietari sino al 2011, anno in cui è stata offerta di Sotheby's in Michigan, passando di proprietà per la cifra di 308.000 Dollari.

Per l'occasione sfoggiava ancora le ruote originali e segnava solamente 86 miglia percorse dal 1939, non poche per un oggetto puramente da esposizione.

Eredità: una tecnologia solo da esposizione?
Che l'auto trasparente sia dotata di un fascino non indifferente credo sia sotto gli occhi di tutti. Quello che però viene da chiedersi è se realmente sia solo un esercizio di stile fine a sé stesso o abbia delle ricadute pratiche nella produzione delle grandi case automobilistiche.
La risposta non è così scontata, ma sicuramente porta a delle riflessioni di un certo peso.
Le auto a carrozzeria “trasparente” sono solitamente delle show car per i vari saloni dell'auto , utilizzate quando un costruttore deve mostrare al mondo una nuova tecnologia o innovazione che magari si trova sottopelle.
Un esempio è il prototipo AUV (Advanced Urban Vehicle) mostrato da ZF all'Automechanika 2016 di Francoforte quando si è trattato di mostrare il proprio sistema di guida autonoma. Quale miglior soluzione di una vettura che non nasconda niente?

Nella vita di tutti i giorni invece si aprirebbero problematiche non indifferenti relativamente alla privacy, in quanto tutto ciò che è a vista non garantisce la riservatezza degli occupanti, di ciò che trasportano e di ciò che possono fare mentre sono al volante.
Diciamo quindi che l'effetto “occhiali dell'Intrepido”, difficilmente può attrarre il guidatore medio, oltre a non essere previsto dalla legislazione internazionale in tema di circolazione stradale.
Da un diverso punto di vista è indubbio come potrebbero esserci significativi benefici sulla bilancia, in quanto il plexiglass pesa sempre e comunque meno rispetto a qualunque lega metallica utilizzata nell'automotive di massa. Le criticità potrebbero essere semmai associate agli inevitabili incidenti: quali sarebbero i risultati in un crash Euro NCAP?
Ribaltando la situazione i ricercatori della Keio University in Giappone hanno provato a rendere trasparente la vettura solo per chi vi siede all'interno, creando un sistema di telecamere esterne e proiettori interni volto a far vedere lo stato del suolo e del mondo esterno a chi si trova a guidare.
Il prototipo è stato allestito su di una Toyota Prius ma non si è proseguito nella ricerca. Forse ciò che vediamo adesso è sufficiente. Semmai si devono diminuire le distrazioni tecnologiche a carico del guidatore.
Visto e considerato che anche la nostra beneamata Pontiac Ghost Car non è mai stata omologata per l'uso stradale viene da pensare che alla fine la carrozzeria in plexiglass sia un vezzo che non ci potremo mai permettere nella produzione in serie, rimanendo limitata al mondo del tuning dove per altro si possono contare pregevoli risultati. Che poi possa essere legale su strada è un'altra storia.

Nato in una notte del dicembre 1985 e fiorentino doc a tutti gli effetti, sin da piccolino si vedeva la mia forte passione per l'automobile, testimoniata dal fatto che prima ancora di parlare fluentemente deliziavo i miei genitori con i nomi delle auto viste e riconosciute sulle riviste del periodo! Ho vissuto un'infanzia felice scorrazzando con la Citroen 2cv 6 Special rossa di mia madre e l'amatissima Ford Escort SW del 1994, auto di mio padre e da me fortemente desiderata al punto da sceglierne il colore!
Nel corso degli anni sono stato tra i fondatori del Knight Rider Italia, fan club italiano della serie Supercar e sono divenuto assiduo frequentatore della 24h di Le Mans con una gang di amici impareggiabili. Sono anche motociclista da più di dieci anni, vi aspetto per un panino insieme sui passi dell'Appennino Tosco-Emiliano!