Delocalizzazione: in economia rappresenta l'organizzazione della produzione dislocata in regioni o stati diversi. Il mercato globale, oltre a consentire l'acquisto di merci in luoghi diversi da quelli usuali, ragionando sul mercato delle offerte a livello planetario e non più nazionale o regionale, ha consentito di pensare che alcune funzioni produttive possano essere totalmente delocalizzate in luoghi ritenuti più adatti. Si oppone alla localizzazione.
Ci sono alcune auto che sono destinate a fare la storia. Penso a Fiat 600 e 500, alla Trabant, al Maggiolino Volkswagen. Il comune denominatore spesso, oltre all'innovazione, è il tempismo. Essere il modello giusto nel momento giusto nel posto giusto. E paradossalmente, un modello di auto può essere poco importante in un posto ed essere fondamentale in un altro. Un classico esempio è la fiat 126.
Nascere come erede di un modello storico non aiuta un'automobile a farsi apprezzare e la 126 nascendo dalla meccanica della Fiat 500, aveva un compito davvero arduo da compiere. In definitiva i due mezzi differivano solo per l'estetica, completamente rivista sulla 126, e per alcune soluzioni tecniche che avevano come primo obiettivo quello di creare un mezzo con maggiore spazio interno e in definitiva più confortevole.
Cambio con sincronizzatore su tutte le marce (eccetto la prima) e serbatoio spostato dal cofano anteriore alla zona posteriore del mezzo (sotto la seconda fila sedili) permisero, unitamente alla nuova carrozzeria, con forma più squadrata e più grande, una maggior vivibilità a bordo. Il passo era identico ma la 126 cresceva di 8cm in lunghezza (3,08 metri) e 6cm in larghezza (1,38 metri). La Smart ForTwo di oggi è lunga 2,7 metri, per fare un paragone. Il design del mezzo era figlio degli anni 70, con linee che guardate con gli occhi di oggi, risultano meno aggraziate di quelle proposte per la 500. D'altra parte i tempi e le mode erano quelli. Anche per questo probabilmente, agli occhi degli italiani non c'era quella sensazione di freschezza della precedente 500 e ad oggi la macchina risulta molto meno ricercata da collezionisti e amatori.
Quello della Fiat 126 fu comunque un successo, ma un successo molto diverso da quello della 500.
Presentata nel 1972, la fiat 126 fu infatti un'auto italiana solo per un periodo relativamente breve della sua esistenza. La produzione inizialmente avveniva sia in Italia (Cassino e Termini Imerese) che presso la FSM (in polonia). Ad un certo punto, forse prefigurando il ruolo della piccola 126, Fiat decise di interrompere la produzione in Italia.
Il suo destino era far fortuna all'est europeo. Dal 1979 in poi TUTTE le 126 vennero prodotte all'estero. Fu il primo passo fatto da Fiat verso una produzione completamente decentrata delle automobili per il mercato italiano e mondiale. Le macchine cominciarono ad essere prodotte esclusivamente a Bielsko-Biała (Polonia) e in seguito a Tychy (Polonia). Fu l'inizio di un accordo con la Polonia che vige tutt'ora, con lo stabilimento di Tychy che ancora oggi produce Fiat 500 e lancia Y.
Anche per questo motivo la 126 è diventata per la Polonia quello che la fiat 500 è stata per l'Italia. Il mezzo meccanico con cui un'intera popolazione ha scoperto il mondo dell'automobile. Gli operai che la producevano sognavano di poterla guidare, anche se in media serviva l'equivalente di 1 anno e mezzo di stipendio per poterla acquistare. Era comunque un sogno per tutti, quello di acquistare “maluch”, bambino, il soprannome che i polacchi avevano assegnato alla piccola Fiat (che sul mercato polacco si chiamava Polski Fiat 126p).
E mentre per noi occidentali, la produzione della piccola 126 terminò nel 1991 con l'introduzione progressiva della Fiat Cinquecento (con il nome scritto in lettere), per la Polonia la produzione andò avanti addirittura fino al 2000, anno in cui si chiuse la produzione con la versione speciale “Happy End” prodotta in 1000 pezzi numerati, 500 gialli e 500 rossi.
Per tutta la sua produzione la macchina rimase praticamente immutata nell'estetica e l'unica vera innovazione della sua carriera fu l'introduzione del modello Bis nel 1987, che adottava un nuovo motore posteriore con raffreddamento ad acqua e cilindri orizzontali, detto “sogliola”, che riducendo l'ingombro in altezza aveva permesso di ricavare un secondo bagaliaio al posteriore, incrementando l'unico vero vano disponibile all'anteriore.
Una soluzione simile a quella dell'attuale renault Twingo/Smart Forfour che ha il motore sotto il piano di carico posteriore. C'e' da dire che in generale non fu una modifica indolore e purtroppo un difetto di progettazione nel posizionamento del radiatore dell'acqua portava il motore a surriscaldarsi e si verificarono molti casi di bruciatura della guarnizione della testata del piccolo bicilindrico. Gli operai italiani indispettiti dalla produzione esclusivamente polacca additavano i colleghi polacchi indicando che la colpa era delle maestranze a basso costo dell'est europeo, montando una lotta sindacale con la dirigenza Fiat. Con virtù molto italiana, in tanti si ingegnarono da soli per risolvere la magagna, ma sta di fatto
che la Bis fu un insuccesso e nelle quotazioni usato è sicuramente la 126 meno desiderata. Tant'è che nel mercato polacco, negli anni seguenti si preferì continuare la produzione del precedente modello FSM con raffreddamento ad aria.
Potremmo indicare la 126 come la “seconda vita” della fiat 500. Pensare a quanti anni sono passati dall'introduzione del modello originario fa apprezzare ancora oggi l'abilità di Fiat nel costruire piccole vetture. Lo spostamento della produzione all'estero è stata a sua volta una mossa che anticipava i tempi. Sarebbe purtroppo diventata una politica ricorrente negli anni a venire. Basti pensare che delle fiat 126 prodotte, la produzione polacca è pari a 3 volte quella Italiana.
Dati:
Modello: Fiat 126
Periodo di produzione: 1972-2000
Motore: 2 cilindri – 650 – 703cm2
Potenza: da 23-25Cv
Unità prodotte: 4.300.000
Valore stimato: 700 – 3000 euro
Fonti:
Wikipedia
L'automobile
126 Club Italia
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto