Le aste di vetture prototipo hanno spesso storie particolari. Non essendo vetture realizzate in serie, queste vendite raccontano storie oscure, che vivono di testimonianze più che di fatti. E’ quindi impresa ardua tracciarne l’identità, l’originalità e più in generale, il valore.
La storia di questa particolarissima Ferrari è invece nota e per questo ancor più affascinante nella sua singolarità.
Pillola rossa o pillola blu?
In un mondo, quello delle auto sportive, messo a soqquadro dalla nascita della Lamborghini Miura, Ferrari si trova ad un bivio: proseguire nel solco della tradizione con l’erede della meravigliosa 275 GTB o raccogliere la sfida di quel “costruttore di trattori” che osò sfidare il Cavallino.
La risposta di Maranello al Toro di Sant’Agata Bolognese è sorprendente quanto conservativa. Squadra che vince non si cambia. E soprattutto, immagino, non era da credere che il Commendatore potesse ripartire da un’idea non sua, soprattutto se partorita da Ferruccio.
Le idee, quelle giuste, vanno e vengono. Semplicemente non era ancora il momento per un’auto a motore centrale, almeno a marchio Ferrari. Ci penserà la Dino a fare da apripista seppur senza sfoggiare l’effige del Cavallino.
Di li a poco sarebbe nata la Daytona, una delle più iconiche sportive degli anni 70. L’auto che presento a voi e che ritorna a far parlare di se grazie all’asta RM Sotheby’s Sealed è una vera traghettatrice: il primo prototipo della Ferrari 365 GTB/4.
La traghettatrice
Il percorso che ha portato dalla Ferrari 275 GTB alla Daytona è tracciato attraverso la realizzazione di ben 6 prototipi. Il primo viene creato utilizzando direttamente un telaio prodotto per una 275 GTB (Telaio #10287).
Osservando l’auto si ha la perfetta percezione della traghettatrice. Il frontale raccoglie lo stile della 275 GTB, con un andamento complessivamente più schiacciato e con passaruota allargati.
Nella mia percezione (e negli ingombri laterali) intravedo degli elementi che la legano ad una delle passioni del Drake: la Jaguar E-Type. E sotto sotto voglio credere che questa commistione, in onore del grande Vecchio, non sia una casualità.
Il posteriore invece racconta già molto della futura Daytona, con l’andamento della coda adornato da luci posteriori singole, forse l’unico elemento che davvero fa pensare ad un prototipo.
La straordinarietà di quest’auto è che tutto sembra eccetto che una vettura di pre-serie. Ed è anche questo aspetto a renderla preziosa. Una Ferrari fatta e finita ed in pezzo unico: inestimabile.
Ma non è solo la linea, assoluta e ispirata, a definire la singolarità di quest’auto.
Un motore unico
Sotto al cofano, all’anteriore (è bene ricordarlo) pulsa un’unità che, ancora una volta, risulterà un unicum, almeno per quanto riguarda le Ferrari stradali. Una declinazione del V12 Ferrari ideato da Giocchino Colombo che utilizza il monoblocco montato sulla Ferrari 330 GT.
Questo propulsore si differenzia per essere a carter secco ed essere dotato di testata a 3 valvole per cilindro. Il tutto alimentato da 6 carburatori Weber 40 DCN18.
Il risultato finale ha una cubatura pari a 4380 centimetri cubi.
Non esistono nella produzione stradale Ferrari, motori con queste specifiche. Si può invece trovare qualche similitudine tra questo propulsore e l’unità che spinge la formidabile 330 P4 (capace di ottenere un brillante terzo posto alla 24 ore di Le Mans 1967).
L’auto di ripiego
Come non bastasse, alla singolarità, sia estetica che tecnica, quest’auto unisce anche una propria storia particolarmente interessante, una volta smessi i panni di vettura laboratorio.
Dopo essere stata lungamente utilizzata, assieme agli altri prototipi, come vettura test (prima immatricolazione dell’8 Maggio 1968), l’auto viene ceduta in maniera piuttosto curiosa, nelle mani del suo primo “proprietario”.
Il Conte Vincenzo Balestrieri, imprenditore ramo ediliza, è noto ai più per le straordinarie imprese Nautiche. Si laurea per la prima volta campione del Mondo Offshore nel 1968 e nello stesso anno contatta Ferrari. Ben prima della presentazione, ordina una 365 GTB/4 ad Enzo Ferrari (l’auto viene presentata al Salone di Parigi nell’ottobre 1968).
Poco prima della consegna della vettura, parlando con il Drake, scopre il progetto per la realizzazione di una versione Spider della Daytona. Balestrieri, che preferiva le vetture spider, chiede a Ferrari di convertire l’ordine e attendere la vettura a tetto scoperto.
Il Drake, invece di dare la Daytona coupé d’ordine a Balestrieri in attesa della nuova vettura, concede l’uso della #10287 al Conte fino all’arrivo della sua Daytona Spider. L’uso come auto di ripiego, regala al Conte Balestrieri, il ruolo di primo driver di questo straordinario prototipo.
Oltreoceano e ritorno
Negli anni a venire il destino di quest’auto si è giocato tra l’Italia e gli Stati Uniti. Primo “vero” proprietario è una società, la FIMA Spa di Roma. L’auto è targata Roma B 85391 e l’auto viene venduta per 8 Milioni di lire.
Resta in Italia fino al 1972 dopo un primo cambio di proprietario, quando viene acquistata ed esportata negli Stati Uniti. In territorio statunitense la ritroviamo dipinta in Rosso Corsa (dall’originale Argento). I fari anteriori risultano carenati (in stile 275 GTB) mentre al posteriore vengono montate le luci della Daytona.
Ritornerà in Europa solo nel 1989, quando il nuovo proprietario, cittadino Olandese, decide di mantenerla in Svizzera, dove viene in seguito venduta ad un commerciante Italiano residente nel paese rossocrociato.
In questo periodo presenzia a diversi eventi storici tra cui il Grand Prix di Dionne-les-Bains (Francia) nel Maggio 1993 e al Ferrari Suisse’s Meeting a St. Moritz.
Nel 2003 la vettura viene acquistata dal padre dell’attuale proprietario che in un articolo comparso nella rivista Il Cavallino, dichiara di non essersi ben conto del gioiello che aveva acquistato, finché, partecipando al suo primo raduno Ferrari (con la vettura, al tempo, in pessime condizioni) gli altri proprietari gli hanno fatto notare quanto fosse speciale la vettura nelle sue mani.
A seguito di questo evento, il proprietario decide di restaurare il prototipo grazie ad un team di specialisti Olandese. L’auto ritorna al colore d’origine, partecipa a vari concorsi d’eleganza (compreso Villa d’Este nel 2012) e viene inserita in un gran numero di riviste specializzate. Ad impreziosire il palmarès stellare dell’auto, infine, l’esposizione al Museo Ferrari a Maranello.
Infine, in Ferrari Classiche si ricostruisce la fanaleria posteriore, diversa da quella in stile Daytona di cui era stata dotata negli anni, ripristinando le sei luci Carello singole. L’auto è così completa.
La vendita
RM Sotheby’s pone in vendita la Ferrari #10287 con la sua formula Sotheby’s Sealed. Si tratat di aste online, chiuse, in cui il potenziale acquirente può porre la sua offerta. La piattaforma indica se l’offerta è la più alta o in caso contrario, come si posiziona tra le prime 10.
In questa fase, l’offerente non può vedere le cifre indicate dagli altri potenziali acquirenti. E la cifra di assegnazione non verrà divulgata. Le offerte si aprono il 22 Maggio alle ore 18 Italiane, per chiudersi il 26 Maggio alla stessa ora.
Buona Asta a tutti i facoltosissimi potenziali acquirenti.
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto