Un processo ambito da tante case: diventare un marchio Premium. Per Volvo, il primo tentativo di alzare l’asticella con la 164 non è stato premiato dal successo.
Lotta a 6 cilindri
Fine anni ’60. Volvo ha a listino la lineup della serie 100 (142-144-145, rispettivamente 2 porte, 4 porte e station wagon) che stanno riscuotendo un discreto successo. Auto robuste, costruite sul pianale allungato della precedente 120/Amazon, con uno stile definito e squadrato. Vetture a loro modo semplici, con uno schema classico trazione posteriore e assale posteriore rigido.
La casa svedese decide di muovere i primi passi verso il segmento di mercato più alto, dominato dalle proposte di Mercedes e Jaguar. Per farlo Volvo prosegue nella sua politica di evoluzionistica proponendo la sua nuova ammiraglia, la 164.
Punto di partenza la sorella minore 144 di cui riprenderà gran parte della meccanica. Imprescindibile per affrontare i concorrenti, la creazione di un motore importante. Siglato B30, rappresentava l’evoluzione dell’omologo 4 cilindri della 144 (siglato B20). 6 cilindri in linea, 3 litri di cilindrata e 140cv.
Il pianale ricevette un allungamento di passo di 10 cm (necessari per far spazio all’ingombrante nuovo motore), il frontale ridisegnato rispetto alla serie 140 con una grossa griglia frontale (ristretta per il model year 1972) mentre la coda rimase sempre identica alle evoluzioni della sorella minore.
Troppo 144 per essere “premium”
Presentata nel 1968, il pubblico gli riservò un’accoglienza tiepida. Troppo simile alla 144 per convincere clienti che vedevano Mercedes e Jaguar come alternative. La 164 presentava interni in pelle di serie e poteva essere equipaggiata con aria condizionata e tetto apribile panoramico. Incredibilmente per una vettura di tale rango, nelle prime versioni lo sterzo non aveva la servo-assistenza di serie, il che rendeva le manovre a bassa velocità, vista l’imponenza del 6 cilindri, un vero problema.
Il motore venne aggiornato nel 1972 ricevendo l’iniezione elettronica in sostituzione degli originari carburatori con un deciso aumento di potenza, che raggiunse i 170cv. Queste vetture presero la denominazione 164 E e si distinguono anche per la nuova coda con i fari orizzontali (anche in questo caso mutuata dalle 144 model year 1973). Nonostante le migliorie e modifiche, le vendite del modello risultarono ancora basse.
Uscita di scena
La produzione terminò nel 1975, quando il modello venne sostituito dalla più fortunata 260. Coerente con l’idea premium, la decisione di non produrre la versione 2 porte (162) e la versione station (165), che esiste in alcuni esemplari prototipo (e alcuni autocostruiti da carrozzieri, vista la meccanica simile alle 145) e in una particolare versione a passo lungo che venne studiata come vettura per il trasporto negli aeroporti. In fine carriera (1974) venne proposta la 164 TE, versione super-equipaggiata della 164 E dotata di aria condizionata, poggiatesta posteriori e luci di cortesia interne. Quest’ultima versione venne proposta solo in Germania, Svezia e Inghilterra.La produzione totale conta 153189. Considerando che le contemporanee Mercedes W108/109 (prodotte in un grandissimo numero di allestimenti) hanno totalizzato ben oltre le 300.000 consegne, le sue vendite sono comparabili solo con la Jaguar XJ6 con cui poteva competere solo con il motore base gamma da 2,8 litri (con prezzo comparabile al lancio) ma non con il blasone e l’eleganza del marchio.
Volvo impiegherà ancora qualche anno ad affiancare le doti di sicurezza e robustezza innate delle sue vetture all’esclusività e stile che oggi le sono giustamente riconosciute.
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto