Ho avuto l’opportunità, durante la presentazione della nuova Alfa Romeo 33 Stradale, di intervistare brevemente Roberto Giolito.
Il designer, uno dei più celebrati disegnatori della sua epoca, ispiratore e autore di alcuni tra i più iconici modelli Fiat di fine millennio, ricopre oggi l’importante ruolo di capo di FCA Heritage, il dipartimento che cura il passato storico dei brand del gruppo.
Roberto, gentilissimo, si è prestato a rispondere ad alcune domande sul futuro dell’auto d’epoca. Parte delle domande di questa intervista sono state concepite in collaborazione con Felipe Fontana di Semanalclasico, che ringrazio per l’amicizia e per il contatto.
Tra le altre, in concomitanza con i 25 anni della Fiat Multipla (sua “creazione” del 1998) ho pensato di chiedere al designer cosa ne pensa della rivalutazione che la multispazio Fiat sta avendo negli ultimi anni.
Le risposte di Roberto sono state articolate e mai banali. Un vivo grazie da parte mia per la disponibilità e l’interesse.
L’ispirazione giovanile
Federico: Qual è l’auto che l’ha ispirata a iniziare la sua carriera o quella che ai suoi tempi l’ha portata poi verso verso il design dell’automobile?
Roberto: Nel mio immaginario di adolescente alcune macchine come la Lancia Fulvia coupé furono diciamo galeotte nel portarmi a occuparmi del disegno delle auto sia cercando di disegnarle bene oppure comunque di cercare di fare qualcosa che fosse così incisivo e rivoluzionario come quelle vetture erano capaci di esserelo pur nella loro piccola taglia.
Quindi la Lancia Fuvia Coupé anche non in versione HF, con i paraurti, per me è stata una delle vetture così come la Giulietta Sprint che vedevo in strada come auto di persone che lavoravano nelle città normalmente, dal negozio di alimentari. Ecco erano le vetture di una popolazione vicina a noi e graziose, sportive perché erano quasi tutte sportive.
Così come ero sempre appassionato di veicoli commerciali, di van e furgoni La cosa che mi interessava era anche il tema della casa. Non un camper ma un’auto in cui si potesse anche muoversi all’interno. In generale vetture originali, molto originali
FCA e i giovani: la cultura dell’auto d’epoca e le nuove generazioni
Federico: A livello generazionale cambiano molto i gusti delle persone. Attualmente il problema del ricambio generazionale dei giovani nei confronti dell’heritage è molto sentito soprattutto nei club e negli appassionati. Quali sono le strategie di Stellantis per coinvolgere i giovani?
Roberto: I giovani sono molto più propensi oggi ad occuparsi di cose uniche, di cose avvenute, riattualizzandole. E quindi c’e’ un grandissimo interesse nel capire come funzionano e come erano fatte le vetture. E questo ci porta anche ad essere molto come propensi a coinvolgerli nelle nostre operazioni. Per esempio pensiamo ai processi di restauro, che implicano lo studio e l’approfondimento. Questo lo facciamo attraverso le nostre officine classiche e anche le nostre perizie sulle vetture.
Noi facciamo delle certificazioni di autenticità e nel mio staff ci sono delle persone che sono entrate giovanissime nella squadra che oggi la sanno molto lunga sul livello proprio di qualità delle vetture e quindi insomma cerchiamo di non perdere questa opportunità. E’ un aggancio emozionale che può portare anche i ragazzi a occuparsi del nuovo senza dimenticare alcune [..basi..] fondamentali. Chi ha una grande storia insomma la deve usare e i giovani sono capaci a volte di distillare le cose giuste, non eventualmente appassionarsi solo di un pezzo ma riescono a vedere anche il quadro più generale.
Gli stiamo coinvolgendo a sufficienza sia con operazioni con le scuole sia nei corsi di restauro e sia anche nelle operazioni che chiamiamo “professionali” perché ci piacerebbe avere una squadra veramente giovane capace di portare questo mestiere anche un paio di generazioni in avanti.
Federico: Il tema è molto sentito anche nei rapporti padre-figlio. Ci sono casi in cui i figli sono poco interessati alle collezioni d’auto dei padre e spesso queste vetture vengono dismesse e vendute (anche all’estero) diventando anche una perdita per il nostro paese.
Roberto: In molte occasioni il rapporto padre-figlio madre-figlia è interessante perché si basa sul fare insieme delle cose e questo è sempre molto educativo e molto importante Porta i ragazzi ad appassionarsi perché possono toccare e prendere parte a un lavoro. Quando chiaramente ci sono dei casi in cui i discendenti non apprezzano ciò che è stato fatto dai genitori, forse perché non c’è stato un coinvolgimento sufficientemente equilibrato
La Multipla: l’auto che sa fare cose
Federico: La Multipla sta avendo una certa rivalutazione e c’e’ grande interesse nel segmento delle vetture multispazio. Qual è la la la sua sensazione sulla Multipla vista con gli occhi di oggi?
Roberto: Oggi le auto, più di 25 anni fa (perché la Multipla ha 25 anni) si apprezzano per quello che sanno fare, non per “quanto fanno”, quando si guardava solo il contachilometri e a che numero arrivava. Oggi ci si chiede “un’auto cosa fa”?
E siccome la Multipla di cose ne ne sa fare tante, ospitare, far dialogare, far dormire, far viaggiare una famiglia, far nascere bambini perché no, ecco allora è diventata una macchina che è entrata nella storia delle persone. Oggi i bambini che sono cresciuti dentro la Multipla e la adorano e quindi non si guarda più il fatto che una vettura sia un po’ più goffa perché si era presa la briga di far star meglio chi sta seduto dentro perché la goffaggine è solo una nostra tara mentale. Diciamo le automobili per fortuna non nascono attaccate agli alberi quindi non si possono giudicare per le proporzioni.
Questo vale per una mela come per un coniglio o una persona, un essere umano, cioè le proporzioni sono nel negli esseri viventi. I prodotti dell’ingegno umano possono prendere strade diverse. La Multipla ha avuto il coraggio di andare in una direzione diversa. Ha preso anche parecchie batoste ma oggi se ne capisce meglio il perché quindi mi fa piacere sia rivalorizzata per i suo principi fondamentali.
[C’e’ chi dice..] no io li dentro non ci salgo perché non mi piace ma poi in effetti, quando hai vinto questo momento di resistenza capisci che il mondo cambia. [Vale per…] tante vetture oggi celebri, non solo quelle del nostro gruppo. Basta pensare agli anni 30 del secolo scorso (oggi siamo quasi negli anni 30 del millennio 2000) e abbiamo avuto sostanzialmente la nascita della Topolino, della due cavalli e perché no anche del Volkswagen [..Beetle..] e sono state vetture altamente, come dire, scioccanti dal punto di vista dell’impatto. All’epoca le persone le accettavano perché c’era anche una condizione, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, di riprendere la vita e quindi le automobili se erano geniali aiutavano a svolgere meglio le operazioni, la vita.Oggi ci si preoccupa molto di come siamo di come risultiamo nelle foto, c’è chi se le ritocca. Quindi è chiaro che capisco che si voglia anche un’auto più vicina a quello che si pensa di essere però la Multipla mette a nudo molte altre cose e mi fa piacere che soprattutto i giovani [..l’apprezzino..]. Ci sono un po’ di associazioni e c’è anche un gruppo su internet, su Instagram che porta avanti la Multipla come stile di vita. Si chiama FlexinMultipla (https://www.flexinmultipla.com/). E insomma sono ragazzi di Bokum in Germania e stanno portando avanti un movimento, quindi fa piacere che anche la Multipla sia in questo in questo campo, comunque.
Che poi fosse una vettura, voglio dire, buffa e particolare me ne sono reso anche mentre la disegnavo. Quindi in gran parte è voluto anche l’effetto diciamo di scioccare. Scioccare anche in maniera costruttiva non certo fare una cosa strana. Strana, per me è un’accezione che non funziona. E’, diciamo, diversa e ha invece un altro significato, bello.
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto