In un mondo in cui le gare, le sfide, si giocano spesso a colpi di tecnologia (e budget), è sempre meraviglioso riscoprire l’essenza dello sport e della competizione.
Questo, lo dico senza mezzi termini, è un vero e proprio post celebrativo per un team, che a prescindere dal risultato, la sua gara l’ha già vinta.
Sfida tra le nevi
Il 31 Gennaio parte il concentramento Italiano della 26esima edizione del Rallye Monte-Carlo Historique. Si tratta di una competizione che celebra la storia del Rallye più antico del Mondo (prima edizione nel 1911) portando in pista vetture che hanno partecipato alla gara agonistica fino al 1983.
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Ovviamente non si tratta più di un Rallye classico, con prove di velocità sul tempo, bensì una competizione formata da 17 SR, le Special Regularité, cioè prove speciali da svolgere secondo i principi della “Regolarità a media”: percorrere un certo percorso a una velocità media costante.
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Se la competizione di velocità, in questo senso, viene a mancare, quello che non manca sono le tante insidie di un percorso epico. E volendo paragonare le storiche imprese sul Col de Turinì con i giorni d’oggi, certamente l’evoluzione tecnologica ha reso più “vivibili” le situazioni che gli equipaggi si troveranno ad affrontare.
Questo almeno in teoria.
Spirito ’70 per una sfida guidata dall’amicizia
Fabio Loperfido e Simone Calosi li conosciamo bene. Sono due dei cavalieri del #blackteam, con cui abbiamo percorso da Nord a Sud (e ritorno) la 1000 Miglia. Dopo le numerose partecipazioni alla “Freccia Rossa”, il duo Tosco-Tarantino ha pensato ad una nuova ed eclatante sfida.
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Il loro Monte-Carlo Historique non sarà una gara qualunque. Ce lo racconta Simone Calosi. “Affrontiamo la gara Monegasca in pieno stile anni 70. Siamo in piena autonomia, senza mezzi a supporto e possiamo contare solo sulle nostre forze”.
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Gli fa eco Fabio Loperfido, driver Tarantino, e Campione Italiano di Regolarità. “per noi è una sfida incredibile. E giocarla con le nostre sole forze ci rende incredibilmente orgogliosi. Abbiamo la fortuna di poter contare su un gruppo di sponsor che ha deciso di assecondare la nostra passione e ci permette, ancora una volta, di schierarci al via di una gara, con la consapevolezza di poter far bene, mantenendo lo spirito che ci ha sempre contraddistinto”.
La Fulvia Coupé e quello strano “assetto”
Il destriero che accompagnerà questa “strana coppia”, un Toscano di Certaldo con la passione per i fiori e un Tarantino che sogna le imprese di Ralph De Palma, è una splendida Lancia Fulvia Coupé Rallye 1.3.
Anno 1968, vive la sua indole sportiva sotto una livrea Blu Lancia che forse si adatterebbe più a una vettura di rappresentanza che a un’auto che ha fatto la storia dei Rallye. A maggior ragione, i due sedili in pelle Beige regalano all’auto un sorprendente controsenso.
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Ma non bisogna sottovalutare le velleità di un’automobile nata per vincere, soprattutto se a pilotarla, appena qualche anno fa, è stato il grande Miki Biasion (al Gran Premio Nuvolari 2016).
In questo contesto, gli ingredienti per una sfida epica sui ghiacci alpini sembrano tutti presenti. Quello che fa la differenza è la “piena autonomia”. Guardando con attenzione la sportiva di casa Lancia, ci colpisce il suo assetto, molto basso.
Compromessi per ogni tipo di avversità
Questa foto e la spiegazione di Simone Calosi, ci aiutano a capire lo spirito che guida questi due amici e il motivo per cui la Fulvietta è così “assettata”.
“La nostra Fulvia ha il bagagliaio pieno di attrezzi, pezzi di ricambio, olio, tanica di benzina e fluidi per freni e raffreddamento. Abbiamo dovuto scendere a compromessi sui pneumatici e ci portiamo dietro due gomme chiodate per i tratti ghiacciati.”
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“Saremo noi, in prima persona, gli artefici del nostro destino”, aggiunge Fabio, “in tutti i sensi. Faremo noi i cambi gomme e non avremo nessun carro attrezzi o supporto. Per me, inoltre è una sfida nella sfida. Nella mia Taranto non incontro mai la neve e il freddo”.
La natura pionieristica dell’approccio alla gara lo ritroviamo in qualche piccolo accorgimento, forse banale, ma fondamentale per tentare di completare gli oltre 1000 km complessivi di gara.
Limiti, problemi e qualche soluzione
Uno degli aspetti, introdotti quest’anno dall’organizzazione della gara è la limitazione dell’uso dell’elettronica di bordo per i concorrenti. E’ permesso l’uso di massimo due strumenti digitali di supporto. Questo rende la vita difficile a piloti abituati a GPS, elettronica di precisione e ricalibrazione degli strumenti.
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Nonostante la Fulvia sia in condizioni impeccabili (fin troppo considerando il gravoso compito che a breve l’aspetterà) il team ha cercato di migliorarne alcuni aspetti in vista della competizione.
“Ci siamo concentrati sul potenziamento del riscaldamento. Avendo un numero di partenza piuttosto alto (cercateli, numero 243) ci troveremo a correre spesso durante la notte. Per questo motivo è essenziale riuscire a non appannare i vetri e avere la miglior visibilità possibile”.
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Vedo all’interno dell’abitacolo un curioso serbatoio a vista sul lato passeggero. Scopro più tardi che si tratta di un serbatoio supplementare per il liquido lavavetro, che si alimenta con un tubo flessibile dentro l’abitacolo: adorabile.
La gara, le caratteristiche e le possibilità concrete
Una delle caratteristiche più singolari del Monte-Carlo Historique è che l’organizzazione non fornisce un roadbook di concorrenti, ma solamente un sorta di “percorso indicativo”.
Tanto che, nell’impossibilità di fare ricognizioni, il team si è dovuto accontentare di qualche video e di Google Maps per avere un’idea delle difficoltà che andrà ad incontrare.
In questo senso, l’insieme di limiti e incertezze da senza dubbio maggiori possibilità a un team di outsider come quello di Loperfido-Calosi. Il driver frena gli entusiasmi “ancora non siamo neanche partiti!!” ma conoscendoli, non lasceranno niente di intentato per ottenere un buon risultato.
In bocca al lupo ragazzi. Per Ciclootto e per me, Federico, avete già vinto.
![Ciclo Otto Bio](https://www.ciclootto.it/wp-content/uploads/2020/02/Gravatar_bio.jpg)
Esperto informatico e CTO di un importante archivio fotografico, da sempre appassionato di auto classiche e fotografia ho avuto il privilegio di vedere i miei scatti pubblicati sulle principali testate di auto storiche, da Petrolicius a Ruoteclassiche.
Nel 2017 ho creato Ciclo Otto