Vi sono auto nate per non dare nell'occhio, auto che nascono per fare il loro lavoro onestamente, senza apparire troppo e sparendo all'improvviso dalla circolazione senza troppi rimpianti. Questo perchè la memoria collettiva, come ben sappiamo, ha una durata simile a quella che, erroneamente, si attribuisce ai pesci rossi. E così delle validissime vetture scompaiono gradualmente dalla circolazione, senza sussulti. Eppure a queste vetture vengono dedicate ondate di nostalgia nazional-popolare quando vengono citate in una qualsiasi discussione sui social. Un esempio lampante di tale “teorema” si può applicare ad un modello che per anni ha riempito le nostre strade per poi abbandonare la scena nel silenzio generale: la Fiat Regata. Una vettura concreta, figlia degli anni '80 e vittima eletta delle prime campagne di rottamazione.
Il progetto 138A: una rivoluzione silenziosa
Al termine di un decennio controverso come quello degli anni '70 il gruppo Fiat si trova a dover sostituire la 131. La gloriosa media torinese calca la scena già dal 1974 e la dirigenza si trova a fronteggiare il dilemma: aggiornamento corposo o modello completamente nuovo? Si opta per la seconda soluzione, dovendo fare i conti con una certa ristrettezza economica che porta, necessariamente, a una rivoluzione. Si tratta infatti di passare alla trazione anteriore, dovendo fare di necessità virtù a causa dell'imposizione del pianale della coeva Ritmo. La rivoluzione è rappresentata dall'uso di un pianale di segmento C per ricavare un modello di segmento D. Inutile dire che questo escamotage farà proseliti negli anni a venire, tanto da essere molto utilizzato anche oggi.
Vengono così approntati due prototipi molto differenti nell'aspetto finale ma contraddistinti dalla sigla 138A. Il primo, nato nel novembre 1980, è banalmente considerabile come una Ritmo con l'aggiunta del terzo volume. Ne risulta una linea sgraziata e pesante, bocciata senza riserva alcuna dalla dirigenza.
Il secondo prototipo, approntato nel Dicembre 1981, avvicina molto quella che sarà la vettura definitiva, anticipando anche alcuni tratti salienti della Ritmo seconda serie. La linea presenta una coda più alta, quasi definitiva, che slancia l'insieme e soprattutto migliora la resa aerodinamica. Interessante l'escamotage del parafango posteriore che si allunga verso il posteriore, dando dinamicità all'insieme.
Nasce così il terzo prototipo, datato 1982, che vede la vettura con il suo aspetto quasi definitivo ad eccezione di alcune cromature e delle frecce arancioni. Siamo quasi al debutto, ma manca ancora un nome, un appellativo che faccia breccia nel pubblico dei possibili acquirenti.
La Fiat Regata prima serie: un'auto da Coppa America
Nei primi anni '80 il mondo nautico va per la maggiore, affascinando Gianni Agnelli al punto di coinvolgerlo insieme all'Aga Khan nel progetto “Azzurra”. Questo è il nome dell'imbarcazione che insegue, con bandiera italiana, il sogno dell'America's Cup. In omaggio a questa realtà e alle notti insonni di tanti italiani, si vorrebbe chiamare la vettura come il magnifico natante. Sorgono però problematiche di copyright, giungendo così al nome “Regata”, scelto direttamente dall'Avvocato.
La Regata debutta così il 15 Settembre 1983, in occasione del Salone dell'automobile di Francoforte. Colpisce subito per la spaziosità in confronto alle dimensioni esterne e per la modernità d'insieme, ottenendo subito notevoli consensi da parte di pubblico e stampa.
Curiosamente tale risultato viene ottenuto ottimizzando l'abitacolo della Ritmo e massimizzandone le potenzialità. Notevole la capacità di carico, ben 513 litri, a fronte di una lunghezza contenuta in 4,26 metri. Nella semplicità generale appare evidente una ricerca della praticità con un certo stile, unendo un tratto moderno ad un elevato uso di materiale plastico. Le dotazioni sono al passo coi tempi e prevedono, in base all'allestimento, i vetri elettrici, climatizzatore, cristalli atermici e altre dotazioni che la pongono all'avanguardia nel segmento D.
La produzione viene avviata nei siti produttivi di Mirafiori e Cassino, utilizzando l'ultimo grido dell'automazione industriale. Seguendo la prassi, l'Avvocato fa battezzare la nuova nata dalle alte cariche dello Stato, come testimoniato dalle foto che lo ritraggono con il Presidente Pertini. Sullo sfondo, inutile dirlo, la nuova berlina della Fiat che si gode un meritato bagno di folla.
La gamma iniziale soddisfa tutti i palati, proponendo tre propulsori benzina e un diesel, tutti a quattro cilindri. Si parte dalla “70”, spinta dal 1301cc erogante 68cv, per poi arrivare alla “100 Super” col 1.585cc da 100cv passando dall'intermedia “85” spinta dal 1.498cc da 82cv.
I motori sono inizialmente a carburatori, equipaggiati con un doppio corpo Weber o Solex a seconda del modello. Amatissima dagli stradisti non può mancare la versione a gasolio, equipaggiata con un 1.714cc aspirato da 58cv e derivato dal propulsore 1.8 della Fiat 132.
Le prestazioni si dimostrano interessanti, agevolate anche dal notevole risparmio di peso rispetto alla precedente 131. Si spazia dai 155km/h della “70” sino ad arrivare ai 180km/h della “100 Super”, mentre il diesel non oltrepassa i 150km/h.
Al momento del lancio la gamma è composta da tre allestimenti base, in versione “70”, ES e Diesel. Per chi vuole di più vi sono le tre Super, con motori “70”, “85” e “100”. Solo per l'estero si contano altri due propulsori, ovvero “60” e “75”. La prima viene equipaggiata con un 1116cc da 55cv mentre la seconda monta il propulsore della “85” depotenziato. Da segnalare la disponibilità della versione con cambio automatico accoppiato unicamente alla versione “85”.
Energy Saving: il futuro è già qui
La gamma iniziale della Regata comprende anche una versione veramente speciale e avanzata. Si tratta della ES, ovvero Energy Saving, equipaggiata con il tradizionale 1.3 della “70” rivisto in modo da erogare 65cv. La particolarità di questo allestimento risiede in una serie di accorgimenti volti a ridurre i consumi, tematica molto sentita dopo la crisi petrolifera del decennio precedente.
Si parte da un sistema di accensione elettronico Marelli Digiplex in sostituzione dello spinterogeno, accoppiato con una valvola di cut-off posta sul carburatore. A queste soluzioni si accoppia la vera “chicca”, ovvero un sistema denominato “Citymatic”. Questo brevetto Fiat prefigura il moderno Start/Stop. Provvede difatti a spegnere il motore quando il cambio si trova in folle, provvedendo poi a riavviarlo alla pressione del pedale della frizione. Internamente viene integrato da un indicatore che suggerisce il cambio marcia e da uno strumento denominato “consumometro”.
Esternamente la Regata ES si riconosce facilmente per il piccolo spoiler in plastica nera montato sulla coda, accoppiato a copricerchi integrali di disegno specifico. Aggiungendo anche i deflettori anti-turbolenza sui vetri anteriori si ottiene un cx ridotto a 0,35, riducendo i consumi addirittura del 17% nel ciclo urbano. Superfluo notare come tale allestimento sia avanti coi tempi, prefigurando soluzioni tecniche che diverranno abituali molti decenni dopo. Siamo di fronte all'ennesima italica intuizione arrivata troppo presto per essere capita.
Purtroppo tale avanguardia non è stata premiata dalle vendite, rimaste ferme a circa cinquemila esemplari, tanto da decretarne la sparizione dalla gamma dopo un breve periodo. Senza saperlo era stato tracciato un solco importante nel sentiero verso la riduzione delle emissioni, mai attuale come oggi.
1984: finalmente Regata Weekend e diesel più potente
Già nel 1984 arrivano i primi aggiornamenti di un modello che riscuote successo. La prima novità riguarda gli amanti del Diesel e trattasi di un nuovo propulsore di 1929cc da 65cv. Questi affianca il precedente da 1714cc e propone prestazioni allineate a quelle della “70” a benzina.
La novità più corposa è rappresentata da quella che diverrà il bestseller della gamma: la versione Weekend. Altro non è che la versione station wagon, per la quale si sceglie una designazione più internazionale al posto del “Panorama” che accompagnava la 131 familiare. Questa mantiene le dimensioni della berlina aggiungendo un vano bagagli decisamente importante da ben 724 litri, ulteriormente espandibile abbattendo i sedili posteriori.
Il tutto senza rinunciare a un corpo vettura elegante e sobrio, capace di affrancare l'immagine di una station wagon da quella di un mezzo da lavoro. Esteticamente un tratto distintivo risiede nella ribaltina alla base del portellone, ideata per abbassare ulteriormente la soglia di carico. L'idea si dimostra vincente e diverrà un tratto distintivo delle wagon torinesi sino alla Stilo Multiwagon.
La Regata cavalca il trend del momento, che vuole la station wagon come status symbol e anche un po' chic. La testimonianza migliore di questa filosofia la si ottiene guardando gli allestimenti proposti: “70”, “100” Super, Diesel e Diesel Super.
Nel 1985 arriva un nuovo diesel in gamma, poichè il precedente 1714cc viene sostituito da un nuovo propulsore. Questi deriva dal 1.9 ridotto di cilindrata sino a 1697cc, garantendo però una potenza cresciuta sino a 60cv.
Siamo così al canto del cigno della prima serie della Regata, prodotta in 380.000 unità sino al debutto della seconda serie.
Fiat Regata II atto: un aggiornamento corposo
Arriviamo così al Giugno 1986, con la comunicazione del brand torinese che introduce il restyling della Regata. Pubblicizzato come II atto, sancisce l'evoluzione di un modello dimostratosi già un'ottima base di partenza.
Esternamente si possono notare le portiere completamente ridisegnate che vanno a modificare la linea di cintura dell'auto. I vetri subiscono un riposizionamento, venendo montati a filo con la carrozzeria in modo da ridurre la rumorosità migliorando al contempo l'aerodinamica. Vengono poi aggiunti listelli cromati a copertura delle guarnizioni dei vetri, così da rendere l'insieme più elegante e ricercato. Cambiano anche specchietti, paraurti, mascherina anteriore e copriruota senza comunque rivoluzionare l'aspetto estetico.
All'interno le modifiche sono di minore entità, ma comunque sostanziose. La progettazione di nuovi pannelli porta crea ulteriore spazio nell'abitacolo mentre i nuovi sedili migliorano il contenimento laterale e il comfort.
Le modifiche più sostanziose le troviamo a livello meccanico con il debutto di nuovi interessanti propulsori. Al top della gamma si inserisce il nuovo 1600 bialbero a iniezione elettronica della “100” Super i.e.. Dotato di centralina fornita da General Motors, fornisce prestazioni simili al precedente propulsore ma con consumi ridotti. Le altre motorizzazioni a benzina ricevono in eredità dalla ES la valvola di cut-off per il carburatore. La “70” eroga adesso 65cv e la “85” ne eroga 79, a fronte di un aumento di coppia per entrambe.
Per l'export nascono le prime versioni dotate di catalizzatore con sonda Lambda. Queste sono la “75” kat e la “90” kat, basate rispettivamente sulla “85” e sulla “100” e dotate della medesima centralina. All'estero l'opzione del cambio automatico diviene disponibile anche per la “70”.
Rimangono invariati i diesel ma vi si aggiunge una novità importante: arriva il turbocompressore KKK. Il propulsore scelto per tale evoluzione è il 1.9 che, arricchito con la suddetta modifica, sviluppa ben 80cv. La Turbo Diesel si pone così al vertice delle versioni a gasolio, capace di raggiungere i 170km/h e venduta solo in allestimento Super.
Serie speciali per tutti i gusti
Un fruttuoso escamotage inizia a prendere corpo negli anni '80, specialmente quando ci si avvicina al termine del ciclo vitale di un modello. Si tratta della nascita di serie speciali, più o meno griffate o accessoriate. Utilizzate per sostenere le vendite, mantengono accattivante una vettura agli occhi del pubblico, risultando spesso convenienti per allestimento e dotazione. Anche la Regata non si sottrae a questa moda, proponendo numerose serie speciali sia per la prima che per la seconda serie.
Nel caso della prima serie le versioni speciali sono state un vezzo riservato all'export. Troviamo così una Regata “Quarzo” nella primavera 1985, dotata di spoiler della ES e grafiche personalizzate e munita di propulsore “70” o “75” a seconda del mercato. Aggiungendovi l'autoradio di serie diviene Regata “FM” l'anno successivo. Molto particolare la Regata “Riviera”, proposta in Germania nella primavera 1986 con carrozzeria Weekend. Si presenta con barre portatutto, paraurti in tinta con spoiler anteriore e pneumatici maggiorati con cerchi in lega specifici. Rispecchia pienamente il gusto estetico tedesco di quegli anni, mixando aggressività e praticità.
Con l'arrivo della seconda serie le versioni speciali riprendono campo. Nascono per la Germania le “SX”, full optional basata sulla “90” i.e. kat e la “Adria” allestimento intermedio su base “75” i.e. kat con calandra in tinta. In Inghilterra registriamo le versioni “Bianca”, con look total white, la “Solar” e la “Antares”, dotate di particolari in tinta con la carrozzeria e tetto apribile. In Francia nasce la “Estivale”, derivata dalla “70” con tetto apribile, autoradio e grafiche dedicate. La Svizzera invece presenta la “Grey Line”, ovvero una “90” i.e. kat. con una dotazione particolarmente ricca.
E in Italia? Da noi la moda arriva dopo, ma in grande stile. Le serie speciali da ricordare sono infatti due, ovvero la “Riviera” e la “Mare”. La prima debutta nel 1987 come allestimento top di gamma. Contrariamente all'omonimo allestimento della prima serie, viene accoppiata ai motori “100” i.e. e 1.9TD. La dotazione prevede clima o tetto apribile a discrezione del cliente, autoradio e loghi dedicati. All'interno si trovano rivestimenti in tessuto scozzese mentre all'esterno la Weekend guadagna le barre portatutto. Esteticamente si raggiunge così un risultato molto elegante e raffinato, probabilmente il punto più alto raggiunto dal modello stesso.
La “Mare” rappresenta il commiato della Regata, nascendo con il compito di mantenere alte le vendite nel 1989 a pochi mesi dal pensionamento. Basata sulla “70” e sulla Diesel , si riconosce per mascherina in tinta, chiusura centralizzata, vetri elettrici e sulla Weekend anche dalle barre portatutto. Gli adesivi sulle fiancate la rendono riconoscibile anche ad un occhio inesperto.
“gung ho”: protagonista per caso al cinema
Quello che pochi sanno è che la nostra beniamina ha avuto anche un palcoscenico internazionale. Oltre ad essere prodotta anche all'estero nelle varie fabbriche del gruppo Fiat la Regata è apparsa in un film del 1986. ll film in questione si intitola “Gung Ho” ed è ambientato in una fantomatica fabbrica di auto americana che, in piena crisi economica, viene rilevata da una multinazionale giapponese.
Inutile dire che vi saranno scontri culturali tra operai e management, che daranno vita a un film interessante che vede alla regia un giovanissimo Ron Howard. “Rush” e “Apollo 13” vi dicono niente? Le vicende vedono protagonista un giovane Michael Keaton e soprattutto vedono tante Fiat Regata sullo sfondo. La pellicola vede infatti come sfondo lo stabilimento Fiat di El Palomar, in Argentina.
Ovviamente il vero marchio delle vetture viene sempre coperto con un brand inventato ma è palese che si tratti della Regata prima serie!
Eredità pesante
La Regata rimane così sulla breccia fino al Febbraio 1990, quando lascia il posto alla Tempra. Questa raccoglie degnamente l'eredità della Regata, aggiungendo quel tocco tecnologico che la farà affermare negli anni successivi e partendo da un pianale completamente nuovo.
Si chiude così una storia che arriva a sfiorare il milione di esemplari prodotti, cifre clamorose se paragonate alle vendite Fiat di oggi. La popolarità del marchio torinese nel settore berline medie e station wagon vedrà quote sempre più risibili nel corso degli anni. Questo a causa del cambiamento dei gusti del pubblico e a una mancanza di offerta vera e propria da parte del costruttore, attualmente parte integrante della galassia Stellantis.
E voi avreste comprato una Regata?
Si ringrazia Paolo Degregori per la preziosa collaborazione e il materiale fotografico fornito.
Nato in una notte del dicembre 1985 e fiorentino doc a tutti gli effetti, sin da piccolino si vedeva la mia forte passione per l'automobile, testimoniata dal fatto che prima ancora di parlare fluentemente deliziavo i miei genitori con i nomi delle auto viste e riconosciute sulle riviste del periodo! Ho vissuto un'infanzia felice scorrazzando con la Citroen 2CV 6 Special rossa di mia madre e l'amatissima ford Escort SW del 1994, auto di mio padre e da me fortemente desiderata al punto da sceglierne il colore!
Nel corso degli anni sono stato tra i fondatori del Knight Rider Italia, fan club italiano della serie Supercar e sono divenuto assiduo frequentatore della 24h di Le Mans con una gang di amici impareggiabili. Sono anche motociclista da più di dieci anni, vi aspetto per un panino insieme sui passi dell'Appennino Tosco-Emiliano!