Qualcuno lo definisce, a ragione, il terzo Gran Premio ad avere sede in Italia. Questo la dice lunga sull'hype e le aspettative del magnifico evento che si è tenuto il weekend del 26 e 27 Agosto 2023 all'Autodromo “Enzo e dino ferrari” di Imola. Stiamo parlando infatti dell' “Historic Minardi Day 2023”, settima edizione della manifestazione promossa dalla famiglia Minardi e patrocinata da Aci Storico. L'evento si è inserito a pieno titolo nei festeggiamenti per il settantesimo anniversario dell'autodromo e per il centesimo anniversario del circuito del Savio.

L'edizione 2023 ha portato sulle rive del Santerno ben 14.000 spettatori, ansiosi di ritrovare le emozioni mai sopite del motorsport degli anni d'oro. Un vero e proprio parco giochi per adulti che hanno potuto toccare con mano le vetture sulle quali magari hanno fantasticato da bambini. In pratica, dalla pista Polistil o dal modellino Bburago alla pura realtà dei 4,909km del tracciato imolese il passo è stato breve.
Da sottolineare come l'importanza dell'evento per il circuito e il relativo indotto sia stata maggiore del solito, dati i terribili eventi che hanno colpito la regione Emilia Romagna e il circuito emiliano. La cancellazione del Gran Premio di F1 a causa dell'alluvione è stato l'ennesimo colpo che la sorte ha deciso di infliggere a un popolo che non si è mai arreso. E così si è ripartiti da ciò che queste “terre benedette” sanno fare meglio: regalare emozioni!
Emozioni a portata di mano
A fare la gioia degli appassionati accorsi sono state tre macro-aree. Le emozioni erano ripartite tra pista, sala conferenze e museo checco costa. Quale occasione migliore per girovagare nei box, circondati da vetture storiche e da personaggi al limite del leggendario? L'attività in pista era pressochè continua e vedeva alternarsi vetture di svariate categorie in grado di attirare gli sguardi degli astanti. La sala conferenze, infine, prevedeva molte presentazioni di libri, sempre foriere di incontri speciali con piloti e personaggi del mondo del motorsport attuale e storico.
Il tutto era condito da una buona quantità di bancarelle dove si potevano comprare libri, cappellini e merchandising di varie tipologie. Si passava infatti dalle t-shirt con Steve McQueen alle batterie di carburatori Weber, passando per un volante Ferrari originale. Degna di nota anche la grande area dedicata al modellismo statico e dinamico, dedicata ai giovani in spirito e anche di fatto.
Tutti in pista!
Durante la kermesse imolese abbiamo potuto visionare vetture incredibili, anche dal punto di vista storico. L'effetto è stato notevole, perchè un conto è approcciarsi staticamente ad una vettura da corsa, un altro è vederla correre in pista sprigionando il fascino degli anni d'oro.
La divisione in categorie non era accuratissima ma volta a garantire divertimento al pubblico e ai volenterosi che hanno portato i loro gioielli a spasso per la pista. Dal sabato mattina l'attività è stata frenetica e le auto si sono susseguite in pista intervallate da turni dedicati a chi voleva provare l'emozione di un track day con la propria vettura stradale. Abbiamo visto così Gt storiche, prototipi, vetture monoposto nate per le formule propedeutiche dalla Formula Junior sino alle moderne GP2 e F3000. La ciliegina sulla torta era rappresentata dalle vetture di F1 e F2, in grado di emozionare come poche altre.
F1: dagli albori del mondiale alle Ferrari e Lotus più iconiche
Inutile girarci intorno, le vetture da F1 hanno sempre rappresentato il più grande motivo di interesse per questo evento. Le aspettative non sono state deluse, anzi abbiamo avuto a che fare con vetture di gran pregio che coprivano un periodo storico pari a quello dell'intera storia del campionato mondiale. Ne riportiamo qui solo alcune, dato che sarebbe impossibile dedicare a tutte uno spazio equo.
Per prima, in ordine cronologico, si segnalava una bellissima Cooper T20 Bristol del 1952, proprietà del presidente ASI Alberto Scuro. Pioniera nella storia della specialità, si mostrava in tutto il suo splendore facendo rivivere emozioni incredibili.

Continuando la nostra cavalcata nel tempo ci imbattevamo in una March 761 F1, ex Bruno Giacomelli e Team Beta, motorizzata con il classico Cosworth DFV e ansiosa di prendersi la ribalta dopo una carriera sportiva costellata di ritiri.

Affascinante a dir poco la Merzario F1 A3, autografata direttamente dal suo creatore e motorizzata col “prezzemolino” Cosworth DFV. Quando il propulsore veniva riscaldato, prima dell'ingresso in pista, il box riservatole si riempiva di spettatori a bocca aperta per la meraviglia. Anche qui si può parlare di rivalsa per una vettura tanto sfortunata in pista quanto ammirata durante la manifestazione.

Si dice Formula 1 e si legge Ferrari, no? Come era facile immaginare il vero “pellegrinaggio” si è svolto verso il box che ospitava le vetture del cavallino. Queste erano capitanate dalla 312 T5 del 1980 di Gilles Villeneuve, portata in pista dal mitico Thierry Boutsen. Le vetture del cavallino percorrevano un arco temporale che spaziava dalla 312B2 del 1972, ex jackie ickx, per giungere alla 412 T1 ex Gerhard Berger del 1994.

In mezzo a questo percorso storico-emotivo ci si imbatteva anche in una Ferrari da F1 tanto estrema quanto insoddisfacente nel rendimento in pista: la F92A progettata da John Barnard ex Jean Alesi. Incredibile quanto ancora sembrino avanzate le sue prese d'aria laterali, avveniristiche oggi come lo erano al debutto.

Scorrendo ancora per i box si restava affascinati dal box curato Lotus Classics, letteralmente ricolmo di vetture iconiche. Su tutte citiamo la Lotus 72 E5 del 1974 e la Lotus 91, ultima monoposto vittoriosa dell'era Chapman col compianto Elio De Angelis. Il trait d'union tra le due? Il più volte citato V8 Cosworth DFV, presente sulle vetture in questione nelle sue varie evoluzioni che lo hanno portato nel'olimpo dei motori più longevi e vittoriosi della storia.

Chiudiamo la nostra rassegna di F1 con le vetture dei padroni di casa, ovvero il team Minardi. Da Faenza a Imola la strada è breve, così abbiamo potuto vedere molte vetture storiche guidate da grandi nomi quali Gianni Morbidelli e Pierluigi Martini. Su tutte segnaliamo la M189-Cosworth del 1989, una delle più riuscite monoposto faentine con intuizioni riprese successivamente da tutti i costruttori del Circus.

Dagli albori al DTM: bellezze tra i cordoli
Oltre alle meravigliose F1 potevamo godere della vista di tantissime vetture da corsa di vario tipo, oltre a delle stradali veramente particolari.
Regina della manifestazione possiamo tranquillamente dichiarare la bellissima Bugatti T37/45 nel classico blu che contraddistingue le vetture francesi. Semplicemente affascinante, recava con sé una aura di mito e classe impareggiabili, figlia di un tempo in cui i motori davano vita a sfide tanto leggendarie quanto pericolose. Anche questa vettura faceva parte della collezione del presidente ASI.

Molto rara da incrociare anche in questi eventi, ha rubato moltissimi sguardi sia ferma che in movimento. Così potremmo raccontarvi l'esperienza imolese della Porsche 906 incontrata sull'autodromo del Santerno, sfoggiante una bellissima livrea bianca con strisce blu dall'aria tipicamente racing.

Ci ha molto colpito un'altra “signora” di gran classe che non disdegnava di correre, una bellissima Ferrari 250 GT SWB. In cromia rosso Ferrari, si mostrava in allestimento da pista e ha calcato l'autodromo con una disinvoltura inattesa per una vettura di tale valore.

Passando poi a tempi più vicini a noi, segnaliamo una doppietta di Alfa Romeo decisamente corsaiole. La prima di esse era una 75 Superturismo portata dalla Scuderia del Portello, rosso alfa ed ex Moreno Soli. Anni di corse e sportellate non hanno inficiato minimamente il suo fascino tipicamente anni '80.

Seguiva a ruota una delle vetture che più hanno allietato gli alfisti negli anni '90, ovvero la 155 V6 TI ITC del 1996. Figlia del progetto DTM che tante vittorie ha portato in quegli anni, ne rappresenta la versione più evoluta con la storica livrea Martini Racing. Superfluo dire che il ruggito del V6 squarciava il silenzio facendo emozionare chiunque.

Il fattore umano: garanzia di successo
Quello che ancora una volta ha fatto la differenza è stato il fattore umano relativo all'evento imolese. La possibilità di trovarsi fianco a fianco di piloti e personaggi storici del mondo dei motori ha rappresentato sicuramente un plus emozionale per il pubblico accorso. Non sono mancati driver come il mitico Arturo Merzario, Emanuele Pirro, Bruno Giacomelli, Gianni Morbidelli, Beppe Gabbiani, Thomas Biagi e chi più ne ha più ne metta. La disponibilità dimostrata da queste leggende del motorsport rappresenta sicuramente una delle peculiarità dell'Historic Minardi Day.
Anche l'altro lato del paddock, quello ingegneristico e giornalistico ha visto la partecipazione di molti personaggi importanti. Su tutti citiamo Aldo Costa, attualmente direttore tecnico della Dallara ma conosciuto dai più per le invincibili Mercedes da F1 dell'ultimo decennio. Ci piace ricordare che la sua avventura in F1 ha avuto inizio proprio con la scuderia Minardi, che gli affidò lo sviluppo delle proprie monoposto prima di vederlo partire in direzione Maranello.

Le presentazioni dei libri l'hanno fatta da padrone in sala conferenze, partendo da Pino Allievi col suo “Imola, il romanzo dell'autodromo”. Si passava poi alle “creature” di Mario Donnini con i suoi “24 ore di Le Mans. 100 anni di una corsa leggendaria” e “Formula 1. Storie di piccoli e grandi eroi 3: gli uomini del paddock“, seguiti da “Hailwood e la Ducati al TT – La più bella storia del motorsport”, ultima fatica letteraria del giornalista di Gualdo Tadino. Molto interessante anche la presentazione del volume “Ferrari – Le Gran Turismo da corsa”, scritto da Massimo Campi ed edito da giorgio nada Editore, un viaggio attraverso la storia delle Gran Turismo da pista del cavallino rampante.
Le varie presentazioni sono state una impedibile occasione per sentire aneddoti da parte dei piloti intervenuti o per vere e proprie “carrambate” come l'intervento a sorpresa di Manuela Gostner e Giorgio Sernagiotto. Selfie e autografi hanno riempito la sala conferenze portando a sforare i tempi di talune presentazioni per la gioia di tutti gli spettatori, meno degli organizzatori che si sono comunque adeguati volentieri.

Da segnalare anche la presenza imperdibile di Giorgio “Matitaccia” Serra, storico vignettista e appassionato di motorsport a due e quattro ruote, oltre allo spettacolo portato in scena da Siegfried Stohr, “Meccanici, che gente”.
Museo Checco Costa: poche ma buone
Una sezione a parte va dedicata al Museo Checco Costa, il piccolo spazio espositivo all'interno dell'autodromo di Imola. Allestito con la mostra intitolata “100 Anni di Passione Automobilistica in Romagna”, rappresentava un momento più intimo di immersione nel mondo dei motori. Nata nell'ambito delle celebrazioni dell'anniversario dell'Autodromo era composta da immagini d'epoca proiettate sulle pareti e soprattutto da alcune vetture di F1 e da corsa veramente uniche per importanza storica e tecnica.

Si trattava di un vero e proprio excursus temporale nella storia delle corse su pista, passando da vetture meravigliose degli anni '20 sino ad arrivare alle Toro Rosso che hanno calcato le piste del mondiale negli scorsi anni. Su tutte segnaliamo tre vetture che per il loro background storico ed emozionale si sono messe in evidenza.
In ordine cronologico partiamo da una Itala 51 Sport del 1922, in condizioni meravigliose. Era inevitabile restare affascinati dalla sua meccanica arcaica e da particolari oggi desueti. Giusto per citarne alcuni potremmo parlare del minuscolo parabrezza per il guidatore e degli accessori quali l'imbuto per rabbocchi occasionali di carburante. Oggi fanno sorridere ma allora potevano fare la differenza tra una prestazione maiuscola ed una infima e rendevano la vettura molto in voga tra i piloti dell'epoca.

Cambiando totalmente epoca ci siamo imbattuti in un vero mito a quattro ruote, anzi a sei. Stiamo parlando della Tyrrell- Cosworth P34, unica F1 a sei ruote mai costruita e figlia di un'epoca in cui la fantasia era veramente al potere. Quella esposta era la versione del 1977, portata in pista dal compianto Ronnie Peterson. Afflitta da un rendimento insoddisfacente, rappresenta ancora oggi un manifesto tecnologico della Formula 1 di allora.

Ultima ma solo in ordine di citazione, la stupenda Ferrari 126 C4 del 1984 guidata da un pilota mai abbastanza rimpianto: Michele Alboreto. Figlia dell'era turbo degli anni '80 portò poche soddisfazioni a Maranello in una stagione che vide un pilota italiano tornare alla guida di una rossa dopo l'addio di Arturo Merzario. Da ricordare la magnifica vittoria di Alboreto nel Gran Premio del Belgio, unico acuto di una stagione contraddistinta dai problemi legati alle turbine KKK.

Piccoli accorgimenti per confermare il trend
Tirando le somme l'evento si può certamente definire un successo e non solo per i numeri del pubblico accorso. Che la formula funzioni è innegabile, necessita a mio avviso solo di qualche correttivo per entrare nell'olimpo delle manifestazioni internazionali quali ad esempio il Festival of Speed di Goodwood.

Ovviamente questo comporta un dispendio maggiore da parte dell'organizzazione che, gioco forza, si riflette sul pubblico. Purtroppo qualche mugugno ha destato la scelta di aumentare i prezzi di ingresso rispetto al 2022, a fronte di una libertà di movimento nel paddock limitata rispetto a prima. Come parziale compensazione nel biglietto era incluso anche l'ingresso al Museo Checco Costa, sicuramente interessante.
Un occhio di riguardo ovviamente va al motorismo storico, che esce senza dubbio rafforzato da un evento simile. Da ricordare il “Raduno Terre di Romagna-100 anni di gara del Savio”, che ha visto la partenza dall'Autodromo di Imola con il via dato da Giancarlo Minardi stesso. Dopo passaggi a Lugo e a Ravenna, la parata finale sul circuito ha chiusto l'evento, ricordando a tutti l'importanza del settore in Italia.
In questa ottica, nell'eterna diatriba che vede protagoniste Aci Storico e ASI, abbiamo accolto con notevole interesse la presenza del presidente ASI Alberto Scuro. Accorrendo all'evento con numerose vetture degne di nota ha dato un segnale di distensione nei rapporti che ci auguriamo sia di buon auspicio per il futuro del motorismo storico nazionale.

Nato in una notte del dicembre 1985 e fiorentino doc a tutti gli effetti, sin da piccolino si vedeva la mia forte passione per l'automobile, testimoniata dal fatto che prima ancora di parlare fluentemente deliziavo i miei genitori con i nomi delle auto viste e riconosciute sulle riviste del periodo! Ho vissuto un'infanzia felice scorrazzando con la Citroen 2CV 6 Special rossa di mia madre e l'amatissima ford escort SW del 1994, auto di mio padre e da me fortemente desiderata al punto da sceglierne il colore!
Nel corso degli anni sono stato tra i fondatori del Knight Rider Italia, fan club italiano della serie Supercar e sono divenuto assiduo frequentatore della 24h di le mans con una gang di amici impareggiabili. Sono anche motociclista da più di dieci anni, vi aspetto per un panino insieme sui passi dell'Appennino Tosco-Emiliano!