Una Signora, sontuosa, elegante e riconoscibile ovunque. Un po’ meno nelle ultime versioni visto che tutte le berline della stella a tre punte si assomigliano tanto che si potrebbe indire il gioco del “trova le 5 piccole differenze”.

In ogni caso, parliamo di uno Status Symbol, un biglietto da visita per chi si presenta e scende dall’abitacolo (finemente rifinito), che sia un passeggero dal divano posteriore o autista dal sedile guida. E’ una signora di gran classe, la top di gamma Mercedes: la classe S.
Gli albori: la lettera magica

Simbolo di successo e distinzione per i proprietari, concentrato di tecnologia in ogni suo modello, ai vertici per il periodo di uscita sul mercato e confortevole in ogni sua versione. La Mercedes Classe S è il modello top di gamma che riesce a far viaggiare in souplesse e nel benessere ogni passeggero.
Prima di chiamare i modelli come facciamo oggi, e cioè con la lettera S seguita da un numero che rappresenta o ha a che fare con la cilindrata del motore, l’ammiraglia di Mercedes si chiamava con un numero seguito dalla lettera magica.
Le Mercedes del periodo della seconda guerra mondale che avevano una S nella sigla erano esclusivamente modelli sportivi. Dal 1951, con i modelli 170 S, una speciale cabriolet derivata dalla berlina e 300 S coupé o cabriolet derivata dalla grande 300, la lettera S assume il significato di Special.
Da speciale a top di gamma
Dal 1954, con la 220 S, la sigla iniziò a definire le vetture di prestigio del marchio tedesco. Nel 1958 con l’introduzione dell’alimentazione ad iniezione (Einspritzung in lingua tedesca) viene utilizzata la sigla SE.

I primi albori della upper series Mercedes vedono la luce con la berlina W109, quando sotto al cofano viene montato il motore v8 6.3 litri della limousine 600. La 300 SEL 6.3 può rappresentare il primo vagito di un concetto che verrà poi sviluppato a partire dalla seguenti generazioni di vetture.
La prima vera Classe S è stata sviluppata con la sigla di progetto W116, sostituita dalla W126 forse la più iconica e bella delle versioni prodotte. La terza generazione, W140, punta su linee tese e dimensioni generose, perdendo parte della pulizia di linee e armonia d’immagine.
La W220, quarta generazione, punta tutto sulla leggerezza, riducendo le masse strutturali. Rispetto alla versione precedente, risulta forse anonima ma certamente più snella ed elegante. Questa serie introduce inoltre un corredo elettronico degno di un aereo di linea (siamo a fine del XX secolo), tant’è che tutt’oggi non sfigurerebbe con le più moderne berline.
Oltre alle berline, la Mercedes ha proposto quasi sempre anche una versione Coupé, derivata dal telaio della berlina di riferimento, apportando piccoli accorgimenti telaistici e un design più sportivo. Per questo motivo, sulle Coupé la stella Mercedes lascia la sommità del cofano dell’auto per essere inglobata nella mascherina anteriore.

La sigla dei modelli, in questo caso, inizia con C. Mentre la berlina W116 non ebbe una coupé, a partire dalla coupé della berlina W126, troviamo la C126, poi la C140 come coupé della W140. Con la coupé della W220 la sigla del modello non rispecchia più quella della berlina, infatti la denominazione cambia in C215, per poi passare alla C216. Un modo per elevare e distinguere i due prodotti.
Senza inoltrarci troppo nelle vetture del nostro secolo (W221, W222), scopriamo le caratteristiche delle serie che hanno fatto la storia della S-Klasse.
W116: la prima generazione (1972-1980)

Motorizzata con classici e robustissimi motori 6 cilindri in linea, da 2,8 litri sull’entry-level (280 S/SE) e poi con un 8 cilindri a V da 3,5 litri (350 SE), è sviluppata sottoponendo la scocca a innumerevoli crash test per testare e aumentare la sicurezza passiva del modello, tenendo in considerazione massima la sicurezza dei passeggeri.
Berlinona da 5 metri, ha interni molto spaziosi e ben rifiniti. Visti con gli occhi di oggi possono risultare forse spartani, offrendo l’indispensabile ai passeggeri, senza fronzoli. Ad esempio, gli alzacristalli elettrici sono optional sulla 280 SE. Il freno a mano, come da abitudine Mercedes, è azionabile tramite un pedale nella zona del poggiapiedi.

Presente ovviamente anche una versione a passo lungo (SEL) con più spazio riservato ai passeggeri posteriori. Questo corpo vettura, la classica auto da autista, è disponibile su tutte le motorizzazioni (eccetto la 280 S, unica con motore a carburatori).
Gli interni in velluto sono considerati la massima espressione del lusso e la pelle non viene fornita se non in rari casi e su richiesta del cliente.
La vettura ha un buon successo in Europa (Auto dell’anno nel 1974) e un ottimo seguito sul mercato statunitense, dove è proposta la 450 SEL motorizzata con un propulsore V8 da 6,9 litri. Con questa versione, il grande orologio che capeggiava nella strumentazione iniziò ad essere sostituito da un più scenografico contagiri con al suo interno un piccolo orologio, ovviamente analogico.

Questo modello vede l’introduzione di una motorizzazione diesel (300 SD) spinta da un 5 cilindri turbo compresso da 3 litri e 115 cv.
Si può scegliere tra cambio manuale e un più confortevole e sicuramente non sportivo automatico.
Le prestazioni sono molto tranquille. La 280 ha una velocità massima di 190 km/h e un’accelerazione da 0-100 km/h di 11,5 sec per la manuale e 12,5 per l’automatica; la 350 porta la velocità massima a 205 km/h e la 450, fornita esclusivamente in versione automatica porta il picco di velocità a 210 km/h e lo 0-100 km/h in 10,5 sec. La 450 da 6,9 litri tocca i 225 km/h e passa da 0-100 in 8 sec. Le riprese erano adeguate ai tempi e sui lunghi rettilinei non facevano sfigurare grazie alla coppia motrice.

Da segnalare, dal 1979, la disponibilità come optional dell’impianto ABS, prima auto Europea a fornirlo in dotazione.
W126: un capolavoro Italiano (1979-1991)
La matita del grande designer Sacco partorisce a fine anni 70 una delle più iconiche (e personalmente la più bella) classe S, la W126.

Linea snella, pulita, frontale armonioso, linea di fiancata semplice e bassa, posteriore sinuoso e in tipico stile Mercedes. Non a caso è la più longeva versione commercializzata, con motorizzazioni 6 cilindri in linea, anche a gasolio, e V8 e nelle 2 configurazioni: base (495 cm di lunghezza) e lunga (di slancio sopra i 5 metri: 513 cm).

Prodotta per 11 anni in circa 450.000 esemplari nelle versioni a 6 cilindri e 350.000 in quelle a 8 cilindri, è diventata preda ambita dai collezionisti.
Ha un coefficiente aerodinamico di 0,36 e un’affidabilità proverbiale, essendo ancora poco invasa dall’elettronica. Studiata e progettata, come la sua progenitrice, con particolare attenzione alla sicurezza dei passeggeri, è la prima S a montare le cinture di sicurezza anteriori regolabili in altezza.

La linea interna è molto semplice e pulita, i comandi raccolti nella consolle centrale. Il freno di stazionamento sempre attivabile tramite pedale, si trova ancora nella zona del poggiapiedi.
Può essere dotata di un antesignano computer di bordo che prende il posto del contagiri/orologio nella parte destra della strumentazione. In questo caso il contagiri passa a sinistra al posto dell’indicatore del livello carburante che viene a sua volta spostato al posto dell’econometro in basso a sinistra:

Le prestazioni migliorano rispetto alla W116 restando però una berlinona votata al lusso e al comfort, non votata alle grandi prestazioni ma ai viaggi in totale relax.
Solo le 500 e 560 garantiscono prestazioni più che dignitose con una punta massima di 250 km/h e accelerazioni da 0-100 km/h nell’intorno dei 7 sec.

In Germania, alcune W126 vengono fornite alla polizia (1989) per la scorta e protezione delle celebrità.
Il modello si presta anche a customizzazioni in stile limousine con 7 e 8 posti.

Nel 1981 viene introdotta la C126, la versione coupé con motorizzazioni 3.5 e 5 litri. Nonostante sia progettata e sviluppata con la berlina, viene presentata solo 2 anni dopo, a causa del sottodimensionamento degli impianti di Stoccarda.

La linea è caratterizzata dall’assenza del montante centrale che a finestrini abbassati lascia una sensazione di spazio e libertà unica.
La vettura è adatta a lunghi trasferimenti e weekend con tutta la famiglia grazie al suo abbondante spazio interno e al bagagliaio molto capiente.
Viene prodotta in 74.000 esemplari.
W140: esagerazione tedesca (1991-1998)
La Classe S W140 è forse la più discussa tra le versioni realizzate, principalmente per la stazza dell’auto, la cui linea risulta davvero appesantita rispetto alla sobrietà della W126.

Sviluppata nella seconda parte degli anni 80, doveva uscire imponendosi, in tutti i sensi, sulla concorrenza. Larga quasi 190 cm e lunga 511 cm (passo di 304 cm) nella versione corta e 521 cm (passo di 314 cm) in quella lunga, già al primo sguardo risulta imponente e massiccia. Una linea che, di fatto, ha diviso la clientela.

Con lei si viaggia nel massimo confort acustico grazie anche ai doppi vetri sulle versioni 8 e 12 cilindri, cullati dalle sospensioni dalla taratura morbida e dai “piccoli” cerchi da 16 pollici con pneumatici dalla spalla alta.

Radica a profusione caratterizza gli interni, consolle centrale e pannelli porta ne sono invasi. Moquette e pelle completano il piacere di essere a bordo della W140.

Strana la disposizione asimmetrica delle bocchette d’areazione centrali, disassate sulle destra.
Le prestazioni degli 8 cilindri sono degne di nota, le 6 cilindri, benzina e diesel, sono molto tranquille. Guadagna molta precisione lo sterzo e vengono potenziati i freni che seppur senza garantire prestazioni sportive, consentono di arrestare agilmente le 2 tonnellate e più di massa.

Con la W140 vengono introdotti, per la prima volta, i propulsori a 12 cilindri. Motori dall’allungo interminabile ma più fragili e delicati dei V8.
Sempre presente la versione a gasolio ma coi sui 177cv risulta davvero poco prestazionale e per questo poco apprezzata dai proprietari (tra questi anche mio padre).
Con lei viene introdotto il primo rudimentale sistema di ausilio al parcheggio posteriore. 2 antennine fuoriescono ai lati del bagagliaio per dare un’idea molto indicativa degli ingombri della tua vettura.

Personalizzabile a piacimento, attingendo anche al programma DESIGNO e con una lista optional chilometrica, al momento dell’acquisto (negli anni 90) fa staccare assegni che potrebbero comprare un appartamento.

Prodotta in poco più di 400.000 unità resta oggi un pezzo da collezione specie nella versione 600 o nelle rare versioni curate da AMG, che in quegli anni iniziava la sua collaborazione con Mercedes nella creazione di allestimenti di serie.

Anche per lei viene presentata la Coupé, modello C140. Mossa da sole motorizzazioni V8 e 12 cilindri, viene prodotta in 26.000 esemplari.
W220 – La Classe S nell’era moderna (1998-2006)
Chiudiamo la carrellata di Classe S Youngtimer con la W220.

Definita “la leggerezza dell’eleganza”, il suo sviluppo ha visto come primo obiettivo la riduzione del peso a fronte di prestazioni e consumi migliori (sulla 500 fu introdotto un sistema che in caso di non necessità esclude 4 cilindri) e sul ritorno all’eleganza di immagine, persa con la precedente versione.

L’adozione delle sospensioni AIRMATIC incrementa ulteriormente le capacità d’assorbimento della vettura garantendo al tempo stesso un incremento del confort e delle prestazioni dinamiche dell’auto.
Votata ai lunghi viaggi e al benessere di bordo può essere dotata di sedili massaggianti, riscaldati e ventilati, nonché dinamici (in curva, gonfiando dedicate camere d’aria sostengono il corpo dei passeggeri anteriori) e rivestiti in morbida pelle Nappa.
Motorizzazioni 6, 8 e 12 cilindri benzina e un nuovo ed adeguato V6 a gasolio, affiancato poi da un ancora più prestazionale ma delicato V8 CDI.

Come accennato prima, dal 1990 la collaborazione con AMG diventa più frequente e sempre più modelli Mercedes iniziano ad essere trattati dall’elaboratore, direttamente o tramite consulenza.
Il risultato è quello di sfornare versioni che pur mantenendo elegantemente l’anonimato, salvo pochi dettagli estetici, hanno una doppia anima: vellutate come le altre versioni se guidate in punta di piedi e vere e proprie belve se sfruttate dinamicamente e in configurazione sportiva attivabile tramite piacevolissimi tasti.

Tutto a bordo è studiato per rendere l’esperienza del passeggero appagante e preziosa, dai materiali, allo studio ergonomico, dal dettaglio che non ti aspetti alla praticità, sia nella zona anteriore che in quella posteriore.
Sempre presente la versione a passo lungo, che in questa edizione risulta dinamicamente un passo sopra alle precedenti, grazie anche all’introduzione dell’elettronica. Tanto positiva la sua presenza per il comfort, quanto pericolosa in caso di guasto per il portafogli del proprietario.

Anche in questa occasione viene realizzata la versione coupé (C215), prodotta in 48.000 esemplari. Alcune di queste, in versione AMG le abbiamo viste sui circuiti del mondiale di Formula 1, di cui è stata Safety Car.

Ci fermiamo qui perché con questo modello abbiamo sforato il 2001 anno limite per le ns amate Youngtimer, formulando questa conclusione: se le coupè sono le versioni più ricercate a livello collezionistico, nel medio lungo periodo, le berline restano tutte e sottolineo tutte delle ottime se non eccellenti compagne di viaggio.
Permettono di affrontare con la massima agiatezza lunghi percorsi autostradali, senza sforzi meccanici dell’auto e fisici del pilota e di farti scendere rilassato e fresco per il tuo appuntamento. Certo, considerate di fare frequenti ed onerose soste dal benzinaio.

Project Manager per necessità, inguaribile romantico affascinato dal mondo delle 4 ruote sin da tenerissima età.
La passione e la maturità mi hanno portato a vivere in prima persona e ad approfondire il motorismo storico iniziando a collezionare alcuni “ferri vecchi” con cui godo i miei spostamenti il più sovente possibile, oltre ai raduni e alla gare di regolarità. Eccomi a Voi grazie al fortunato incontro con Ciclo Otto